“Viviamo in una fase storica di innovazione tecnologica impetuosa“. Sono queste le parole di Paola Pisano in una lettera aperta al Corriere della Sera, con cui la Ministra per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione tratteggia un contesto sul quale intende andare a costruire il ragionamento successivo: “Da tempo assistiamo all’esistenza di una molteplicità di velocità dentro e fuori la nostra società. Alcune aziende internazionali corrono, sono locomotive di questa evoluzione vorticosa e si potenziano. La società, nella vita di tutti i giorni, in un modo o nell’altro si adegua alle novità. Gli Stati democratici ai quali dobbiamo le nostre libertà arrancano“.
Dalla lettera di Paola Pisano
In ballo, insomma, ci sono questioni tecnologiche, etiche e di sovranità nazionale. Tutti e tre questi punti meriteranno grande attenzione nei mesi a venire, soprattutto in un momento in cui in ballo ci saranno grandi risorse e la posta in palio farà gola a chiunque operi sul mercato della tecnologia. Per riuscire laddove l’intero Paese ha l’ambizione di agire, occorre porsi alcuni interrogativi, che la Pisano così riassume:
Ci rendiamo conto che l’Italia non dispone, nella sua macchina dello Stato, della quantità di competenze necessaria nel nostro tempo? Crediamo forse che, in maniera diffusa al suo interno, la nostra Repubblica sia provvista delle competenze adatte a farle capire per tempo la tecnologia in sé che adotterà e che di volta in volta verrà prodotta dai grandi gruppi? È in grado di valutare in anticipo l’impatto sociale e di politica internazionale che quella tecnologia avrà non solo nel medio o lungo periodo, perfino a breve termine?
Attenzione alle parole successive, perché sono esattamente quelle che Verga scrisse molti anni prima, in altra forma, così come abbiamo sottolineato soltanto poche ore fa proprio qui su Punto Informatico:
Purtroppo, il nostro Paese tende a subire l’innovazione. Tende a oscillare tra due estremi: adottare acriticamente soluzioni tecnologiche che non può darsi da solo o, per pregiudizio autorassicurante più che per argomentata valutazione, a respingere le novità. Un socio fondatore dell’Unione Europea invece ha interesse a essere protagonista dell’innovazione.
Ma tutte queste parole della ministra sono soltanto un atto preparatorio, una sorta di piattaforma sulla quale andare a costruire il manifesto programmatico che dovrà guidare le azioni del Paese negli investimenti del futuro prossimo. Vogliamo qui riassumere alcuni degli snodi della lettera, poiché centrali per comprendere quanto andrà ad accadere soprattutto tra le azioni di un ministero che – mai come in questi mesi – sarà centrale per le sorti del sistema Italia:
- “Garantire a tutti l’accesso a internet per esempio non significa solo garantire un’adeguata infrastruttura di connettività (e il nostro Paese ne ha assoluto bisogno), ma anche un adeguato livello di alfabetizzazione informatica di lavoratori e cittadini. Si rischia, altrimenti, di trovarsi come in una casa raggiunta dall’energia elettrica e però priva di lampadine e elettrodomestici: inutilmente connessi“;
- “Ha scritto di recente Prodi: “La vera grande conseguenza del Covid-19 è che i giganti dell’Internet sono diventati i dominatori della scena mondiale, con una capacità di influenza politica ed economica senza precedenti”. Ha osservato Sassoli: “Siamo abituati a pensare alla Rete troppo in termini di piattaforme e algoritmi e meno in chiave di diritti”. Far fronte a questi problemi, seri, significa superare logiche di retroguardia e prefiggersi un recupero del peso delle istituzioni democratiche di fronte a questi cambiamenti“;
- “abbiamo previsto una norma che obbliga tutti gli uffici pubblici salvo rare eccezioni a rendere anche digitali i rispettivi servizi. Ciò deve consentire ai cittadini di poter effettuare dal proprio telefonino tutte le pratiche che li riguardano“;
- “Siamo chiamati in tanti a una prova di responsabilità: sosteniamo l’applicazione di questa norma da parte della vasta gamma di soggetti tenuti ad applicarla o la si frena, si ostacola, si rallenta?“.
Dal ministero per l’Innovazione giunge un appello alla minoranza, chiarendo come l’ostacolo di oggi è un problema che tutti abbiamo l’interesse di affrontare insieme: sia per chi intende governare oggi che per chi intende governare domani. Il necessario balzo tecnologico è un requisito fondamentale per tutto il resto, poiché abilita all’accelerazione e rappresenta un collo di bottiglia fondamentale che l’Italia non può più permettersi in un momento nel quale le risorse andranno a fluire e dovranno essere rese il più efficaci possibili.
Chi è al governo oggi deve gestire una situazione complessa e stratificata, frutto di decenni precedenti. Chi andrà al governo in futuro dovrà gestire anche ciò che viene determinato adesso. Se abbiamo a cuore presente e futuro dell’Italia dobbiamo recuperare proiezione in avanti e capacità di convergere su ciò che conviene all’intero Paese. L’alternativa è corrodere ciò che abbiamo.
Una lettera che vuol essere qualcosa di più, quindi: Paola Pisano apre le porte alla collaborazione e spera che si possa creare il giusto contesto per remare tutti assieme fuori dalle acque stagnanti dell’inerzia tecnologica: “Occorre avanzare per tempo, non arretrare. E, il più possibile, avanzare insieme“.