Paradosso Russia: già spesi 10 milioni di dollari in VPN

Paradosso Russia: già spesi 10 milioni di dollari in VPN

Il Cremlino prima vieta le VPN, poi spende quasi 10 milioni di dollari per usarle e aggirare la propria stessa censura: paradossi di guerra e di libertà.
Paradosso Russia: già spesi 10 milioni di dollari in VPN
Il Cremlino prima vieta le VPN, poi spende quasi 10 milioni di dollari per usarle e aggirare la propria stessa censura: paradossi di guerra e di libertà.

L’Occidente non brilla di lucidità nell’affrontare l’improvvisa escalation militare in Ucraina, ma la Federazione Russa sembra avere le idee ben più confuse. E se non bastassero i passi incerti sul fronte bellico, è il paradosso della censura interna a farsi notare in queste ore. Come rivelato da Top10VPN sulla base di documenti del Cremlino, dal giorno dell’invasione ad oggi la Federazione Russa avrebbe infatti già speso quasi 10 milioni di dollari in VPN.

Come a dire: prima si impone una censura di Stato sul Web, poi si spendono soldi per aggirarla. La conseguenza è che si limitano le opportunità dei propri cittadini, si spende denaro in un momento nel quale il denaro è estremamente prezioso e si fa sapere al popolo che le regole non sono prettamente uguali per tutti. Anzi.

Vieta VPN, compra VPN

A titolo ufficiale, infatti, sarebbero già 236 i contratti siglati in questi mesi di combattimenti, per un controvalore pari a 9,8 milioni di dollari. Solo a Mosca il procurement pubblico avrebbe siglato 196 contratti per un controvalore da 2,4 milioni, risultando così la zona con maggior densità di VPN in questo periodo di diffuso oscurantismo (seguono Krasnoyarsk con 1,8 milioni di dollari di spesa e Tyumen con 0,7 milioni). Le spese sono concentrate soprattutto sulle agenzie legislative (2,3 milioni), sui comparti IT & Communications (1,9 milioni) e sul segmento healthcare (1,5 milioni).

Le VPN in uso in Russia in questa fase sono provenienti da nomi tendenzialmente estranei al mercato occidentale: gli unici nomi ancora condivisi tra i due poli sono ExpressVPN e Surfshark, mentre risulta “inconsistente” la tutela di NordVPN e CyberGhost entro i confini della Federazione.

Surfshark, in particolare, ha server a Mosca e questo può consentire di avere un IP russo da poter sfruttare anche all’estero, potendo così eventualmente navigare sotto mentite spoglie per accedere a contenuti distribuiti in loco. Per i cittadini russi, invece, l’uso di queste soluzioni consente di informarsi presso fonti estranee alla propaganda putiniana  e di accedere a servizi di banale quotidianità come una sana partita a scacchi con i migliori giocatori del mondo.

Se anche il Cremlino si compra le sue VPN, del resto, perché non dovrebbero fare la stessa cosa i cittadini?

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Fonte: Top10VPN
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Pubblicato il
1 giu 2022
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