La pellicola se ne va e lascia spazio al digitale, che sarà l’unico formato distribuito dalle major cinematografiche statunitensi. La prima a imboccare la nuova via è Paramount Pictures che, nonostante non abbia confermato le indiscrezioni apparse sulla stampa Usa, con Anchroman 2 segna l’addio alla tradizionale “pizza”, metodologia ormai troppo costosa per sopravvivere su scala mondiale.
Premesso che la mancata conferma della società è una questione puramente di immagine, generata dal timore di un pessimo impatto sul pubblico e soprattutto sui critici americani, la scelta non sorprende per nulla considerando i vantaggi offerti dal digitale. In primo luogo le spese, che per una pellicola si aggiravano attorno ai duemila dollari, abbattuti dal formato digitale che per una copia necessita di circa cento dollari. Una forbice talmente ampia che oscura il principale limite , strombazzato dagli appassionati, preoccupati per la perdita del calore e della qualità garantite dal vecchio formato che ha accompagnato le proiezioni in sala sin da principio, segnando le tape più gloriose della storia del cinema.
Pressoché certo, quindi, che la Paramount Pictures sarà solo la prima delle major che manderanno in pensione la pellicola, anche se il 35mm continuerà a esistere in qualche oasi sparsa per il mondo. Secondo uno studio della Motion Picture Association of America (MPAA), dal 2008 al 2012 i cinema Usa fedeli alla pellicola sono passati da 33.319 a 6.387, mentre recenti stime indicano che il 92 per cento delle sale si è già convertito al nuovo formato. Un passaggio naturale, molto simile a quanto accaduto in ambito fotografico con il rullino soppiantato dalle schede di memoria, con 20th Century Fox e Disney tra le più accreditate a seguire Paramount sulla nuova via.
La decisione della Paramount vale , al momento, solo per il mercato casalingo, anche perché con l’eccezione di Francia, Regno Unito, Giappone e Australia negli altri paesi lo scenario è ben diverso. Seppur il 2014 è stato indicato come l’anno della conversione, una ricerca dell’Associazione nazionale esercenti cinematografici dimostra che in Italia la quota dei cinema digitalizzati oscilla attorno al 62 per cento ed è facile prevedere che entro la fine dell’anno i progressi saranno limitati. A pagare dazio sono le piccole sale, già colpite duramente dalla diffusione dei complessi multisala, che non possono permettersi di investire i 70.000 euro necessari per l’acquisto della nuova apparecchiatura e che sono, purtroppo, destinate a estinguersi come l’amata pellicola.
Alessio Caprodossi