L’Autorità per la Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha avviato una consultazione pubblica finalizzata all’adozione delle linee guida per i sistemi di protezione dei minori. I cosiddetti “parental control” (controllo parentale) sono previsti dall’art. 7 bis del decreto legge n. 28 del 30 aprile 2020 e devono essere preattivati dai fornitori dei servizi di comunicazione elettronica.
Filtro per contenuti vietati ai minori
L’avvio della consultazione pubblica era prevista dal procedimento istruttorio di maggio 2021. L’obiettivo è individuare i requisiti minimi dei sistemi di parental control, ovvero le modalità di realizzazione e configurazione, oltre che le modalità per la fornitura di informazioni chiare e trasparenti sul loro uso da parte dei titolari dei contratti.
In base al suddetto art. 7 bis, i contratti devono prevedere filtri che impediscono l’accesso a contenuti inappropriati per i minori e il blocco di contenuti riservati ad un pubblico adulto (età superiore a 18 anni). I servizi devono essere gratuiti e preattivati (la disattivazione è solo su richiesta). AGCOM ha chiesto ai principali operatori e alle associazioni di categoria (AIIP, ASSTEL, Eolo, Fastweb, Iliad, IRIDEOS, Linkem, Sky Italia, TIM, Tiscali, Vodafone e Wind Tre) di fornire informazioni sulle misure adottate.
Dall’esame dei riscontri trasmessi è emerso che l’implementazione dei sistemi di parental control è parziale e non conforme alla normativa sia in termini di costi che di modalità applicative (opt-in o opt-out). Per questo motivo, l’autorità ha pubblicato lo schema di linee guida (regole tecniche) che gli operatori devono seguire per implementare i sistemi di controllo parentale. I soggetti interessati dovranno inviare le risposte su ognuno degli 11 punti (PDF) entro 45 giorni.