Roma – Il governo francese sta prendendo una cantonata che rischia di colpire tutti. Come molti avranno letto, il ministro degli Esteri francese Michel Barnier si è lasciato andare, in una conferenza internazionale su razzismo e Internet, a dichiarazioni che ricordano certi estremisti militanti dell’Ordine e della Sicurezza.
Barnier infatti accusa Internet di essere diventata veicolo di propaganda razzista e xenofoba . Il Ministro ha dichiarato che l’intolleranza “è cresciuta quasi dappertutto in Europa in questi ultimi anni, facendo leva in particolare su quello strumento insieme straordinario e nuovo che è Internet”.
Il Ministro sembra dunque riconoscere alla Rete un ruolo unico ma si spinge ugualmente ad affermare che la censura dei deliri e degli sproloqui razzisti, xenofobi o neonazisti sia un atto dovuto, sostenendo che “in gioco per noi non è la libertà d’espressione ma l’appello, l’incitazione a degli atti. Quando l’insulto porta a commettere un crimine, cambia di natura e diviene un vero atto di premeditazione intellettuale”. Parole che vengono giustificate da qualche media con poche affrettate ricerche su Google , dove basta usare qualche termine caro agli antisemiti per trovare com’è ovvio pagine e pagine di riferimenti perlopiù ributtanti. La loro esistenza giustificherebbe la più dura delle repressioni.
Ma la locuzione premeditazione intellettuale mette il ghiaccio addosso, perché portabandiera di un processo alle intenzioni. Barnier ha confermato: “Il desiderio della Francia è quello di andare oltre la semplice prevenzione . Fedele ai suoi valori, la Francia intende privilegiare la forza di una risposta conforme al diritto”.
Combattere l’ignoranza, che si concretizza in dichiarazioni e posizioni discutibili, è davvero difficile, perché se non si può chiudere la bocca ad un ignorante che parla, allora tocca mettersi lì e usare i suoi stessi mezzi per spiegare a lui, e soprattutto a chi lo ascolta, perché ciò che dice non ha attinenza con la realtà, è sbagliato, offensivo e persino pericoloso. Come ogni cosa dell’oggi tecnologico, anche il razzista e lo xenofobo usa Internet, come potrebbe essere altrimenti? Ritenere che il problema del razzismo o dell’antisemitismo sia Internet è dunque un comodo artificio e il rischio concreto, evidentemente, è quello di compromettere le libertà che questo network sta diffondendo, suggerendo una scorciatoia: la censura .
Barnier ha infatti invocato “strumenti di repressione internazionali”, una sorta di new order contro i reati di opinione, necessario perché “internet non ha frontiere”.
Contro le tentazioni di una Germania che da anni censura con forza i siti razzisti , contro le propensioni censorie di una Francia che è riuscita a processare Yahoo! per le aste di oggetti nazisti, per ora c’è soltanto la posizione degli Stati Uniti, quella secondo cui la libertà di espressione non si tocca, perché vige il Primo Emendamento . Ed è così vero che proprio gli USA ospitano gran parte dei server su cui sono mantenuti i cosiddetti siti dell’odio .
Soltanto poche settimane fa il Simon Wiesenthal Centre ha pubblicato il suo rapporto sul razzismo in Internet , un resoconto accompagnato da un invito importante: l’ignoranza si batte contrapponendo fatti, cultura, formazione . Auguriamoci che Barnier abbia il tempo di dargli una letta.