Parigi – Una doccia fredda per i sostenitori delle libertà digitali è arrivata nelle scorse ore dalla Corte d’appello del Tribunale di Parigi che ha ribaltato una sentenza che in primo grado aveva sollevato grande attenzione perché riguardava la legalità delle tecnologie di protezione dalla copia sui supporti ottici.
La Corte d’appello, esaminando la sentenza favorevole al ricorso presentato contro le tecnologie di protezione dai consumatori della Que Choisir , ha stabilito che le attuali normative sul diritto d’autore non sono pensate per impedire ai produttori di integrare sistemi anticopia nei prodotti in vendita. Non solo, secondo la Corte è anche legittimo vendere CD e DVD senza avvertire i consumatori che vi sono protezioni anche contro la copia privata del prodotto in vendita.
Secondo i giudici, tanto le normative francesi quanto quelle europee indicano che le major tirate in ballo nel procedimento, tra cui Universal Video , nell’inserire sistemi anticopia nei propri prodotti non fanno altro che esercitare il diritto d’autore che prevale, a loro parere, su qualsiasi “diritto di copia”.
A loro dire, infatti, non vi sono normative che possano pregiudicare il diritto del produttore e del detentore dei diritti a sfruttare questi ultimi come meglio ritengano. Nello specifico, il tribunale sostiene che le normative sulla copia privata siano intese a definire quando la copia possa essere realizzata e non a limitare i diritti esclusivi del creatore o detentore dell’opera. E questo, hanno specificato i giudici d’appello, è un principio che vale indipendentemente dall’evoluzione tecnologica.
Quanto deciso a Parigi, però, rappresenta una interpretazione condizionante per tutta la UE , visto che si richiama esplicitamente alle direttiva europee, pur non ancora ratificate in Francia, spiegando che anche quelle non obbligano in alcun modo i produttori a tutelare la copia privata.
Di interesse anche il fatto che la sentenza si sia occupata delle tasse sui supporti , quelle stesse che si trovano anche in Italia. Secondo i giudici il fatto che si possano applicare tasse sui supporti vergini non ha alcun impatto sui diritti in quanto le tasse stesse non definiscono un diritto alla copia privata.
Proprio in base al principio secondo cui la copia privata non è tutelata i giudici hanno stabilito che non può essere considerato obbligatorio indicare sulle confezioni dei CD o dei DVD in vendita la presenza di eventuali tecnologie di protezione.