Presso l’Assemblea Nazionale francese sono ore di dibattito: si sta discutendo del futuro della gestione dei diritti di proprietà intellettuale online, si sta tracciando un solco nel quale gli attori del mercato dovranno muovere per difendere la propria attività. La dottrina Sarkozy attende di essere avallata dalle istituzioni.
Al senato era passata all’unanimità, fatta eccezione per l’astensione di sparuti rappresentanti dei cittadini. La loi Création et Internet è ora all’esame dell’ Assemblée Nationale . L’obiettivo, ha spiegato del ministro della Cultura Christine Albanel, è quello di dissuadere i cittadini della rete dall’abusare della connettività: “se il downloading illegale si riducesse del 60 o del 70 per cento sarebbe una grande vittoria”. Le armi che la legge potrebbe consegnare nelle mani dell’industria dei contenuti per tutelare mercato e legalità, armi che l’industria dei contenti ambisce ad imbracciare in mezzo mondo , sono missive e ghigliottine sulla connessione . Il primo avvertimento potrebbe giungere a mezzo email: una misura che dovrebbe scoraggiare molti dei downloader. Nel caso in cui entro sei mesi l’industria si trovi a riscontrare una nuova violazione in capo all’indirizzo IP dietro a cui si cela l’abbonato, il provider si troverà a dover recapitare una seconda ingiunzione. Il terzo avvertimento potrebbe arrivare per posta, con una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Dopo la terza notifica, la disconnessione: i provider non dovranno concedere connettività a coloro che si siano macchiati di violazioni del diritto d’autore. Le pene potrebbero oscillare da un mese ad un anno : a comminarle, l’ Haute Autorité pour la diffusion des ?uvres et la protection des droits sur Internet (Hadopi), l’autorità indipendente posta a presidio della ghigliottina francese. Non sarà l’autorità giudiziaria a fare da filtro tra i detentori dei diritti e i cittadini della rete: se il disegno di legge dovesse entrare in vigore, all’industria dei contenti basterà rastrellare indirizzi IP e chiedere all’Hadopi di intercedere presso i provider. Gli ISP potrebbero essere costretti a consegnare il nome dell’intestatario dell’abbonamento a cui è riconducibile l’indirizzo IP colto in fallo dall’industria, il cittadino potrà patteggiare o fare ricorso rivolgendosi all’autorità giudiziaria. Le autorità ritengono che l’individuazione e la punizione di un indirizzo IP sia la strada da battere, nonostante la stessa magistratura francese abbia riconosciuto che l’IP non consenta di delimitare una responsabilità individuale . Una volta identificato e avvertito l’intestatario dell’abbonamento, questa la dinamica che i relatori della legge prevedono si inneschi, sarà lui stesso ad operare il controllo e un’azione dissuasiva nei confronti dei fruitori della connettività che mette a disposizione, siano essi pargoli irretiti dalla rete o infidi piggybacker .
Non è ancora chiaro quanto costerà innescare il meccanismo di risposta graduale: le istituzioni meditano di stanziare 15 milioni di euro per sostenere le attività dell’autorità, ma la ripartizione dei capitoli di spesa sembra ancora da discutere. I provider potrebbero essere gli anelli della catena più penalizzati: si stima che possano dover spendere oltre 30 milioni di euro per sostenere il proprio ruolo di boia a tutela del diritto d’autore. Sembrerebbe trattarsi di un contrappasso: la motivazione di un alto tasso di pirateria, ha denunciato il ministro Albanel, sarebbe da imputare alle offerte di banda illimitata messe a disposizione degli ISP.
Sono finora oltre 400 gli emendamenti depositati. Una volta illustrato il testo della legge, l’Assemblea Nazionale passerà al vaglio le altre istanze proposte. C’è chi ambisce ad abolire i sistemi DRM, una volta che le violazioni siano scoraggiate con la minaccia della disconnessione, c’è chi vorrebbe scongiurare il rischio che agli intermediari venga imposto l’onere di filtrare i contenuti in rete, c’è chi sembrerebbe invece voler imporre ai gatekeeper della rete di incanalare i cittadini verso offerte legali messe in campo per contrastare i traffici illeciti. Con ogni probabilità si deciderà solo dopo la fine del mese di marzo.
Se il dibattito parlamentare si sopirà e verrà rimandato di settimane per lasciare spazio ad altre priorità, il confronto fuori dall’Assemblea infuria. La spaccatura non risparmia la stessa maggioranza: “Internet non è un giocattolo – ha denunciato Lionel Tardy, deputato dell’UMP, facendo riferimento all’orientamento espresso in sede europea – ma un servizio universale”. Per questo motivo Tardy chiede la mediazione dell’autorità giudiziaria: solo un magistrato può decidere di delimitare la libertà di esprimersi e di informarsi che spettano al cittadino. Sulle sanzioni vertono inoltre numerose delle critiche mosse alla loi Création et Internet : c’è chi ritiene la disconnessione una misura troppo radicale, e propone di convertirla in un’ ammenda , garantendo così l’accesso a servizi di utilità fondamentale.
I cittadini della rete , nel contempo, organizzano la mobilitazione e tentano di insinuare nel Palazzo il concetto di licenza globale per accedere alle opere, che garantirebbe la possibilità di attingere a flussi di contenuti senza per questo privare i detentori dei diritti dell’equo compenso che spetta loro. Basterebbero tra i due e i sette euro al mese , spiega Philippe Aigrain , cofondatore dell’associazione a tutela dei diritti dei netizen La Quadrature du Net : qualora aderissero 18 milioni di utenti si potrebbe ricompensare abbondantemente tutta la filiera dell’audiovisivo.
Gaia Bottà