Roma – La ghigliottina non si abbatterà sulle connessioni dei cittadini della rete francesi, la dottrina Sarkozy non è diventata legge, almeno non per il momento: l’Assemblea Nazionale ha votato contro il testo scodellato in occasione della prima lettura. La partita è riaperta, inaspettatamente.
La legge era ormai data per approvata : il Senato si era espresso nel mese di novembre e a larghissima maggioranza aveva fatto rimbalzare il testo della loi Création et Internet all’Assemblea Nazionale. La Camera l’ha vagliato nei giorni scorsi, 16 deputati ne avevano deciso l’approvazione: la dottrina Sarkozy, in un turbine di emendamenti , aveva assunto una forma pressoché definitiva. Spettava alla commissione mista di Camera e Senato cesellare un testo di compromesso e rimettere la legge al voto definitivo.
Nella serata di martedì 7 aprile, le prime notizie trapelate dalla Commissione: la versione stabile della proposta avrebbe previsto, oltre che missive deterrenti e disconnessioni pedagogiche , l’obbligo per il netizen di continuare a pagare la connessione anche una volta che gli fosse stata recisa per ordine dell’Hadopi, l’alta autorità indipendente che avrebbe deciso del destino dei netizen recidivi. L’esito del secondo passaggio a Senato e Camera appariva scontato: nonostante gli appelli dell’ultim’ora, nonostante sparuti gruppi di rappresentati dei cittadini si fossero lasciati convincere ad astenersi o a votare contro l’approvazione, ormai c’era rassegnazione. Nella mattinata di ieri il Senato ha confermato la propria posizione ratificando il testo. Poi, il voto dell’ Assemblée Nationale .
Ventuno voti contro , quindici voti a favore . “È un miracolo parlamentare!” è esploso il deputato socialista Christian Paul. “È il risultato di una patetica commedia dell’arte”, commentano dallo staff del ministro della Cultura Christine Albanel. La voce dei cittadini della rete ha investito il Palazzo.
Sebbene la rassegnazione dominasse, la maggioranza dei cittadini della rete francesi si era espressa a sfavore dell’adozione del sistema di risposta graduale alla pirateria, in molti ritenevano che il regime di rastrellamenti di indirizzi IP, avvertimenti e disconnessioni fosse una risposta inefficace allo scambio di contenuti online. Il monitoraggio condotto dai detentori dei diritti, il sistema di giustizia privata innescato con la collaborazione dei provider e pensato per dissuadere più che per punire, si sarebbe rivelato adatto al solo scopo di invitare i condivisori a ottenebrarsi nell’anonimato delle darknet . Lo avevano sottolineato anche i rappresentanti dei consumatori francesi: la legge si sarebbe invischiata nell’ incompatibilità con il quadro normativo francese , certe disposizioni a proposito del filtraggio e della promozione delle offerte legali proposte come alternativa alla pirateria non si sarebbero potute concretizzare senza violare il diritto delle imprese ad operare in un contesto concorrenziale.
Sarebbero inoltre venute a mancare le garanzie per il cittadino : la caccia all’indirizzo IP, l’identificazione dell’abbonato, la mancanza della mediazione dell’autorità giudiziaria nell’erogazione delle sanzioni avrebbero leso i diritti dei netizen. La privazione della connessione avrebbe rappresentato una violazione del diritto dei cittadini ad esprimersi e a informarsi con la mediazione della rete. Sul fronte europeo si era tentato di arginare la pulsione legislativa francese con un emendamento instillato nel Pacchetto Telecom : sostenuto dall’europarlamentare francese Guy Bono, rilanciato dall’europarlamentare Catherine Trautmann, aveva incontrato il favore della Commissione e dei ministri europei . Ma le pressioni francesi avevano probabilmente influito sul cambio di fronte del Consiglio. L’emendamento 138 era stato stralciato, poi reintrodotto . Ora, depotenziato , attende di essere approvato. Se non dovesse servire a temperare i tumulti legislativi francesi, potrebbe risultare utile nel contenere le ambizioni dell’industria.
Nonostante ci siano detentori dei diritti che si sono schierati fermamente contro l’adozione della dottrina Sarkozy, da più fronti se ne celebra l’efficacia: lo fa il manager degli U2 Paul McGuinness, lo fa Andrew Lloyd Webber, torna a farlo la RIAA. Per una certa parte dell’industria dei contenuti, assicurano le autorità francesi, non tutto è perduto: la legge potrebbe essere sottoposta ad una seconda lettura .
Gaia Bottà