Il polverone sollevato intorno a Parler in seguito all’assalto a Capitol Hill della scorsa settimana ha portato Amazon a prendere le distanze dal social network, di fatto interrompendo l’erogazione del servizio di hosting da parte di AWS. Il risultato? Nel momento in cui viene scritto e pubblicato questo articolo il sito ufficiale risulta ancora offline così come la piattaforma.
Parler contro Amazon-AWS: ban per “ragioni politiche”
Ora i vertici di Parler passano al contrattacco, puntando a loro volta il dito contro il gruppo di Jeff Bezos per la decisione presa, accusandolo di aver agito mosso da ragioni politiche. Si fa riferimento anche a una violazione antitrust e a una cospirazione attuata per favorire Twitter (anch’esso cliente AWS). Denunce che ovviamente andranno poi dimostrate coi fatti. Riportiamo di seguito in forma tradotta un estratto di quanto si legge nei documenti depositati.
La decisione presa da AWS di terminare l’account di Parler è apparentemente motivata da animo politico. È anche apparentemente pensata per ridurre la concorrenza nel mercato dei servizi di microblogging a beneficio di Twitter.
Breve ripasso delle puntate precedenti. Parler è balzato agli onori delle cronache lo scorso anno quando Donald Trump ha ipotizzato di abbandonare i social network più noti (Facebook e Twitter) in suo favore dopo che le piattaforme hanno sottoposto alcuni suoi interventi a fact checking. L’esodo dei suoi sostenitori è poi iniziato in seguito alla vittoria del rivale Joe Biden alle Presidenziali. Successivamente ai tragici fatti di Washington del 6 gennaio anche Google e Apple hanno preso le distanze, mettendo di fatto al bando l’applicazione ufficiale dagli store di Android e iOS, impedendone così la distribuzione.