Nonostante la fondazione risalga al 2018, di Parler si è iniziato a discutere solo di recente quando Trump e alcuni suoi fedelissimi hanno minacciato di abbandonare Facebook e Twitter in favore della piattaforma, incensando la sua vocazione alla difesa della libertà di parola. È stato il primo segnale di ciò che si sarebbe poi manifestato come un esodo repubblicano post-elezioni Presidenziali. Ora che il social ha gli occhi puntati addosso vorrebbe legittimamente monetizzare il momento di fama facendo leva sull’advertising, ma gli investimenti pubblicitari potrebbero latitare a causa di un problema diverso rispetto a quello legato ai contenuti di estrema destra che riempiono le sue bacheche: il porno e gli annunci delle escort.
Parler fra teorie del complotto, estremismi e porno
La redazione del Washington Post si è avventurata per alcune settimane nei meandri di Parler rilevando la popolarità di hashtag come #keepamericasexy, #sexytrumpgirl e #milfsfortrump2020, veicoli per la condivisione e distribuzione di materiale esplicito e per l’offerta di prestazioni sessuali. La pratica era in precedenza proibita, ma negli ultimi mesi le policy sono state modificate così da consentire la pubblicazione di tutto quanto ritenuto legale dalla legislazione americana, contenuti XXX inclusi.
La moderazione è affidata esclusivamente a volontari esterni alla società, chiamati di volta in volta a pronunciarsi sui post segnalati dagli utenti. Una modalità che per ragioni ben comprensibili potrebbe non essere vista di buon occhio dagli inserzionisti. Si aggiungano gli interventi dei complottisti (quelli di QAnon su tutti) per avere un quadro più completo. Riportiamo di seguito in forma tradotta la dichiarazione attribuita a Jeffrey Wernick, Chief Operating Officer della piattaforma.
Non cerco quei contenuti, perché dovrei sapere della loro esistenza? Non vogliamo comunque essere invasi da contenuti pornografici.