Roma – Funzionerà? Non funzionerà? Ogni dubbio è lecito sul nuovo sistema di filtraggio internet messo a punto dall’associazione angloamericana Internet Content Rating Association (ICRA) , perché fino ad oggi nessuno dei filtri pensati per tenere lontani dai minori immagini pornografiche e altri contenuti considerati inadatti è risultato davvero efficace. Tutti, poi, sono finiti nel mirino dei difensori della libertà di espressione.
Eppure la ICRA, che lavora sulla cosa ormai da diversi anni, si dice convinta di riuscire a perseguire con successo l’obiettivo di tenere fuori portata dai minori siti che incitano alla violenza razziale, all’uso di droghe, al sesso, al tabacco e persino all’uso delle armi. Il tutto rivolto non solo alle pagine web ma anche a strumenti come le chat e i forum online.
Le ambizioni della ICRA sono enormi. “Abbiamo una missione doppia – ha spiegato il CEO ICRA Stephen Balkam – ovvero consentire ai genitori di proteggere i propri figli senza colpire la libertà di espressione. Una missione davvero difficile”.
Il fulcro del sistema di filtraggio non sembra peraltro avere un profilo rivoluzionario. Si basa sull’adesione volontaria all’ICRA da parte dei siti che possono inserire nel proprio HTML dei tag che conferiscano loro la giusta collocazione nell’ambito del sistema di classificazione messo a punto dall’associazione. In questo modo la speranza è di riuscire ad impedire ai minori l’accesso ai siti classificati come “adulti” o comunque rientranti in categorie a cui non si vuole far accedere i più piccoli.
L’iniziativa si completa, dunque, con la creazione di liste di siti da filtrare, liste che i genitori possono scaricare con aggiornamenti “automatici” di quando in quando e inserire in un proprio browser “ritoccato”, quello cui affidare la navigazione dei figli. Resta naturalmente da vedere se in queste liste non finiranno anche siti web che hanno tutto il diritto di presentarsi e farsi vedere dai minori.
La differenza più importante tra ICRA e altri sistemi commerciali che puntano allo stesso obiettivo sta nel fatto che quello di ICRA è un sistema gratuito che vive dei finanziamenti governativi e privati americani e di un fondo da circa un milione e mezzo di euro a carico dell’Unione Europea.
E l’operazione ICRA può funzionare, almeno secondo Tiscali .
Il provider sardo non ha infatti perso tempo e per promuoversi ha già diramato un comunicato stampa in cui annuncia la propria adesione all’associazione e al sistema di filtraggio. Su tutti i siti gestiti da Tiscali, ha affermato l’azienda, saranno poste le classificazioni e a tutti gli utenti Tiscali verrà proposta l’opzione ICRA come “complemento del browser di navigazione”.