Roma – Manca poco più di una settimana al voto con cui il Parlamento Europeo dovrà dire la sua ultima parola sulla proposta di direttiva per i brevetti nel software , una normativa contestata da un movimento di opinione che negli ultimi due anni si è sviluppato in Europa e che viene osservato con attenzione anche negli Stati Uniti, dove la brevettabilità è già in vigore da lungo tempo, ma sempre più spesso messa in discussione.
Si moltiplicano dunque le prese di posizione sulla Direttiva, viste anche le discutibili procedure con cui la Commissione e soprattutto il Consiglio UE hanno portato avanti un testo già bocciato dall’Europarlamento in prima battuta.
Posizioni come quella del Consiglio comunale di Pisa che nei giorni scorsi ha approvato una mozione che chiede quantomeno un’ampia revisione della Direttiva. Secondo la mozione “la protezione brevettuale quasi illimitata che il testo approvato in Consiglio accorda al software non soltanto non è utile per la competitività delle imprese europee, ma al contrario finisce per porle sotto la minaccia di un continuo e spesso pretestuoso contenzioso legale”.
Nella mozione si parla di effetti negativi pesanti per l’industria toscana , dove le aziende innovative di piccole dimensioni “non avrebbero di fatto gli strumenti per accedere alle protezioni del brevetto” finendo dunque per trovarsi in una situazione di paralisi. Sotto accusa anche la vaghezza del testo che “per la sua eccessiva genericità, estende il campo di ciò che è brevettabile agli stessi alfabeti del sapere algoritmico, prefigurando una situazione in cui la conoscenza viene trattata non come un bene pubblico, ma come una merce”. Una posizione assai distante da quella, di segno opposto, espressa da Confindustria . La mozione chiede l’intervento del Governo e del Parlamento italiano affinché si dia vita ad un ampio confronto pubblico e ci si mobiliti per “impedire in seconda lettura l’approvazione del provvedimento nella sua forma attuale”, ovvero quella imposta dal Consiglio UE.
Da segnalare, poi, che proprio in questi giorni una società americana leader nel mondo open source, Red Hat , ha chiesto una riforma del sistema dei brevetti nel software negli Stati Uniti, un sistema che ricorda molto da vicino ciò che la proposta di direttiva intende introdurre nella UE. “I brevetti – ha dichiarato Mark Webbink, Deputy General Counsel di Red Hat – non vogliono automaticamente dire innovazione. Spesso anzi, si ha innovazione nonostante i brevetti. Quello che noi vediamo oggi nel settore software è l’utilizzo dei brevetti per mantenere quota di mercato, anche quando la quota di mercato sia stata ottenuta senza competizione. Dobbiamo allontanarci da questo sistema di brevetti software, ormai minato dalla presenza di insignificanti migliorie aggiuntive che bloccano l’innovazione, per dar vita a un sistema nuovo, che miri a ricompensare le innovazioni reali”.
In vista del voto previsto per il 6 luglio, a Bologna, due giorni prima, il 4, si terrà un importante incontro sulla direttiva che, si legge in una nota introduttiva, “è una scelta che mette in discussione la democraticità delle istituzioni europee perché riproposta nonostante fosse stata già bocciata durante la scorsa legislatura grazie ad un movimento che ha coinvolto due milioni di cittadini, piccole e medie imprese e società civile che si sono opposte alla brevettabilità del software. E’ una scelta sbagliata perché rischia di mettere in ginocchio quel tessuto di piccole e medie imprese che assicurano innovazione al settore. Ma soprattutto è una scelta inaccettabile perché è un ulteriore passo nella direzione di recintare e privatizzare beni comuni come la cultura e i saperi mettendo a rischio i principi di accesso democratico e i diritti ad esso collegati”.
Alla Sala Farnese del Comune di Bologna, in Piazza Maggiore, dalle 16 in poi ne parleranno, tra i molti altri, lo scrittore Franco “Bifo” Berardi, il senatore dei Verdi Fiorello Cortiana e Alessandro Rubini della Free Software Foundation Europe. Tutte le info sull’evento sono qui in pdf.