Da ormai lungo tempo solcano i flutti della politica, la vela che svolazza stilizzata sui simboli che i cittadini svedesi hanno iniziato a veder comparire sulle schede elettorali. Il movimento pirata si è formalizzato in un’organizzazione transnazionale, ci sono partiti dei pirati anche in Germania , in Francia e negli USA , e sono molti altri gli stati che si stanno organizzando. L’industria avrebbe l’occasione di intrattenere un negoziato civile con i bucanieri che si battono per i diritti alla cultura e alla privacy dei netizen , ma ha deciso di “non trattare con i delinquenti”, spesso intende addirittura ignorarne l’esistenza.
Lo dimostra una recente intervista di cnet , protagonista Dean Garfield. Anni di militanza presso RIAA , stratega della divisione antipirateria della Motion Picture Association of America ( MPAA ), promotore dell’operazione di spionaggio ai danni di Torrent Spy , dimostra ora di avere le idee un po’ confuse riguardo alla differenza che passa tra il sito di file sharing The Pirate Bay e il PiratPartiet svedese, forse traviato dall’appoggio che il movimento ha offerto ai bucanieri della baia.
Il giornalista intendeva sondare l’umore della MPAA riguardo al movimento dei Partiti Pirata, riguardo a coloro che combattono contro gli abusi dei diritti di proprietà intellettuale e le invasioni della privacy facendo della vela piratesca il loro vessillo. Garfield ha dichiarato che “parte della sfida della MPAA è considerare il Partito Pirata come un competitor sul mercato “.
Una risposta che pare non abbia soddisfatto l’intervistatore, che decide di offrire a Garfield una seconda possibilità: “Ritiene che il tentativo del partito dei Pirati di battervi sul fronte elettorale sia un’alternativa legittima per affrontare la questione?”. Testuale la risposta offerta dal gerarca della MPAA: ” Nulla di quello che fa The Pirate Bay e nulla di quello che fa il Partito dei Pirati è legittimo . Non ci sono principi filosofici a sostenere la loro attività. Rubano contenuti posti sotto copyright e accettano denaro dagli inserzionisti sfruttando il lavoro altrui. Non c’è nulla di nobile in tutto ciò”.
TorrentFreak , segnalano gli utenti di Digg , ha rilanciato le dichiarazioni di Garfield, definendole “affermazioni audaci per un’organizzazione che foraggia i politici con migliaia di dollari” e avanzando dei dubbi riguardo al fatto che Garfield fosse realmente consapevole di ciò di cui parlava: se avesse letto il Manifesto del PiratPartiet , forse ricorderebbe che il partito pirata non ha nulla a che vedere con il furto di diritti di proprietà intellettuale.
A questo proposito TorrentFreak ha contattato Rick Falkvinge , leader del partito pirata svedese, che non ha esitato a sottolineare come solo un sistema “corrotto” possa definire “illegale il proposito di modificare delle leggi attraverso un procedimento parlmentare”.
L’atteggiamento ostentato da Garfield non sembra spaventare il leader del Partito dei Pirati: “C’è una sola cosa in grado di battere le loro schiere di avvocati, le loro riserve economiche e i monopoli. Sono i voti raccolti in una elezione democratica , questa è la cosa su cui noi possiamo contare.”
Addirittura, le dichiarazioni di Garfield potrebbero tornare utili al PiratPartiet . Falkvinge, in una discussione intrattenuta con gli iscritti ad una mailing list del Partito internazionale dei Pirati, già prospetta un manifesto elettorale nel quale spiccano le sortite di Garfield. Certo non sfigurerebbero accanto al capolavoro di signorilità offerto da un membro del parlamento svedese: si augurava che il PiratPartiet non raccogliesse neanche un voto.
Nonostante l’attegiamento intransigente di RIAA e MPAA, osserva però Falkvinge, persino la vecchia scuola della politica , che sovente si è lasciata convincere dalle pressioni delle lobby dell’industria dei contenuti, sembra stia iniziando a comprendere le ragioni del Partito dei Pirati . “Il prossimo paio d’anni si prospetta interessante”, ha soggiunto il leader del PiratPartiet .
Gaia Bottà