Nel mezzo di questa pausa forzata, nelle ore in cui tutto è sospeso in attesa di capire come svolterà la vita di tutti al termine di questa paradossale parentesi, appare sempre più evidente come le aziende, quelle stesse aziende che oggi spingono per poter riaprire, con sempre maggior rapidità cercheranno di fare a meno dell’anello debole della propria catena: l’elemento umano.
Fare a meno dell’anello debole: l’elemento umano
Attenzione: in realtà non si può ovviamente fare a meno dell’elemento umano. O meglio, non si può fare a meno dell’empatia umana, della creatività umana, dell’ambizione umana; si può invece tranquillamente fare a meno – con sempre maggior facilità – di tutto lo sforzo che l’uomo fa quando è inserito in ruoli di mero automatismo. Ovviamente siamo ben oltre le considerazioni sull’alienazione che da decenni si fa delle catene di montaggio, ma tutto sommato la radice è rimasta quella: oggi, al termine dell’evoluzione iniziata allora, si può probabilmente spingere sull’acceleratore per far fuori l’elemento debole di tutto il progetto del sistema azienda. Come si possa allontanare l’uomo dal lavoro è qualcosa da lasciare in mano ai migliori giuslavoristi, perché di fronte ci sono scenari rivoluzionari da affrontare con le dovute cautele; come si possa sostituire l’uomo è invece qualcosa da mettere in mano alla robotica, laddove le soluzioni sono presto pronte e disponibili.
Negli uffici come nelle officine, l’automatizzazione e la digitalizzazione possono sostituire molte funzioni e rendere meno indispensabile l’apporto umano al flusso produttivo. Al tempo stesso non si può fare a meno dell’uomo, ma per ruoli sempre più nobili e sofisticati, laddove serve un’intelligenza vera (e non soltanto la forza bruta di un’intelligenza artificiale applicata ai big data).
La situazione attuale non farà altro che accelerare l’automazione: secondo gli analisti McKinsey, negli Stati Uniti il 30% del lavoro sarà automatizzato entro il 2030, ma queste previsioni sono antecedenti allo sconvolgimento che ha coinvolto il mondo intero in questi mesi: i tempi potrebbero in realtà essere più brevi e la magnitudo del cambiamento ancor più forte. A fare la differenza sarà la formazione, sarà il livello culturale, sarà la capacità di elevarsi al di sopra della macchina e di tutti quei ruoli che quest’ultima sarà in grado di assorbire con bassi costi, alta precisione e altissima redditività.
Non sparirà il lavoro: semplicemente cambierà. Quel che sappiamo da tempo, quel che ci aspettavamo stesse arrivando progressivamente e progressivamente sarebbe capillarmente stato metabolizzato azienda dopo azienda, ufficio dopo ufficio, in realtà piomba come un meteorite sui mercati sacrificando ancora una volta chi peggio sa adattarsi per premiare chi meglio sa abbracciare il cambiamento.
Si mettano da parte antiche convinzioni: digital transformation, smart working e automazione non sono più chimere o hashtag buone per uffici di PR, ma sono necessità immediate per chi vuol stare a galla. Per tutti costoro, per tutti quelli pronti ad evolvere fin da domani, il cigno nero non sarà che l’ultima ombra che si sfuma prima dell’alba. Per tutti costoro, buona Pasqua: fin da domani saremo qui pronti a raccontare il cambiamento per come tutti assieme saremo capaci a disegnarlo.