Si è insediato da poche ore il nuovo Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione. La vicepresidenza è andata alla prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni, mentre gli altri due componenti sono Agostino Ghiglia e Guido Scorza.
Con Stanzione inizia un nuovo capito per un’Authority di grandissima importanza per gli anni a venire, poiché attiva su prospetti di assoluta importanza in questa fase di ridefinizione di molti equilibri istituzionali, tecnologici, sociali e di interazione tra queste entità.
Pasquale Stanzione, tra privacy e tecnologia
La redazione di Diritto Mercato Tecnologia ha raccolto le sue prime parole in occasione dell’insediamento, momento nel quale il nuovo Presidente ha voluto soprattutto sottolineare quanto importante sia stato il lavoro del Garante durante un periodo delicato come quello appena attraversato:
Il Garante è, infatti, un’Autorità chiamata direttamente dalla Carta di Nizza ad assicurare la tutela di un diritto fondamentale, che sta acquisendo rilievo crescente in un contesto di progressiva delega, alla tecnologia, di componenti sempre più significative della sovranità e di emersione di nuove forme di vulnerabilità da cui vanno tutelati i singoli e la collettività. Di fronte all’emergere di sempre più incisivi poteri “privati”, il diritto all’autodeterminazione informativa costituisce uno dei più importanti presidi a tutela non solo dell’identità, dell’eguaglianza, della dignità ma anche un presupposto della tenuta delle stesse garanzie democratiche.
Stanzione sembra voler andare subito al dunque e fin dalle sue prime parole tocca un nervo scoperto sul quale sarà giocoforza incentrato tutto il suo mandato. A partire dall’oggi, giorni che sembrano essere intrisi di quella finta tranquillità che puoi sperimentare solo nell’occhio del ciclone, prima che torni la tempesta:
Se la pandemia è stata un banco di prova importante sotto molti profili, per la privacy lo è stato ancora di più. Su questo terreno si è, infatti, riproposto il conflitto, dalle antiche radici, tra persona e Stato, libertà e autorità, norma ed emergenza, in forme tuttavia rese del tutto inedite e più complesse dall’irrompere, nei termini di questo rapporto, della potenza di calcolo.
L’intervista termina con un vero e proprio manifesto di quello che sarà il lavoro del Garante da oggi in poi:
L’avvento delle nuove tecnologie ha segnato una vera e propria rivoluzione antropologica, ma anche sociale, culturale, politica, economica. Come rispetto a ogni fenomeno “disruptive”, il rischio da evitare è quello di un’eterna rincorsa, da parte del diritto, di una tecnica quasi irraggiungibile per velocità e profondità dell’evoluzione. La chiave per il governo dell’innovazione è, invece, proprio quella duttilità e lungimiranza garantite dal principio di neutralità tecnologica su cui si fonda il Gdpr, che con la sua prevalenza dei principi sulle regole consente un adattamento continuo alla materia da regolare. Così – per parafrasare il titolo di un noto libro di Stefano Rodotà – la vita è resa compatibile con la regola e il dialogo costante tra le due è il presupposto di un rapporto armonico tra persona, democrazia e digitale. L’approccio antropocentrico alla tecnica, su cui si fonda il Gdpr, condiviso dall’Europa su temi importanti (l’intelligenza artificiale in primis), è il fattore essenziale per garantire che il rapporto tra innovazione e privacy si declini in termini sinergici e non conflittuali. E’ questa una delle sfide principali con cui il Garante si misurerà nei prossimi anni, nella consapevolezza della rilevanza, anzitutto in termini democratici, del diritto la cui cura gli è affidata.