Amsterdam – Scene da Atto di Forza in quel dell’ Aeroporto Shiphol : lo scalo olandese, quarto in Europa per volumi di transito complessivi, ha cominciato ad impiegare, come misura di controllo massivo, le macchine di scansione del corpo di cui si discute da tempo . Basati su onde radio innocue e non invasive, gli scanner permetteranno l’individuazione immediata di eventuali oggetti pericolosi, pur permettendo un flusso agevole dei passeggeri nello scalo .
Il passaggio attraverso il marchingegno genera infatti una immagine assolutamente trasparente del viaggiatore, che viene letteralmente “spogliato” di tutto alla ricerca di eventuali oggetti sospetti. Il “checkpoint” ad alto contenuto tecnologico impiega giusto tre secondi , un tempo sufficiente affinché gli addetti al controllo, presenti in una sala inaccessibile da sguardi indiscreti, prendano visione delle immagini digitali generate, che vengono cancellate a controllo finito.
Un meccanismo di sicurezza potenzialmente in grado di risolvere in un sol colpo i molti problemi dei controlli, inclusa la necessità di agire efficacemente contro le potenziali minacce di terroristi e malintenzionati nonché, dicono i promotori del progetto, la legittima richiesta di rispetto della privacy da parte dei “controllati”. Lo scalo di Shiphol arriva a dover gestire circa 160mila passeggeri al giorno nei periodi di massimo transito, e sebbene per ora gli scanner totali vengano adoperati su base volontaria, i responsabili della sicurezza sperano di estendere il controllo alla totalità di utenti, viaggiatori e personale in transito nella struttura.
Non che siano tutte rose e fiori: Ad Rutten, Chief Operations Officer dell’aeroporto, lamenta le rimostranze di alcuni passeggeri, preoccupati per i possibili effetti negativi delle onde radio sulla salute , piuttosto che di mere questioni di privacy. L’alternativa della perquisizione a mano, a suo dire, non è comunque “una bella storia”.
Gli scanner denudanti rappresentano ad ogni modo un tentativo di risolvere la questione sicurezza in maniera pratica negli scali europei, con risvolti ben diversi rispetto a quanto accade negli USA , il cui famigerato sistema di schedatura globale dei viaggiatori, Automated Targeting System – già individuato e messo sotto accusa verso la fine dell’anno scorso – viene difeso da Michael Chertoff, segretario della Homeland Security statunitense, nel corso di un’audizione speciale davanti al Parlamento Europeo.
Chertoff rassicura sulla non-pervasività del sistema, sostenendo che gli States non “catturano sempre con precisione le informazioni quando l’ispettore di frontiera fa affidamento sul sistema. Non so in effetti se sia possibile costruire in termini pratici un apparato che se ne faccia carico”.
L’ATS fa dunque acqua da tutte le parti , secondo quanto candidamente ammesso dal funzionario, ma di certo tra Stati Uniti ed Europa è evidente la differenza sulla gestione del problema sicurezza: Chertoff sostiene che, per la pericolosità e diffusione ubiqua delle minacce nel Ventunesimo secolo, le tradizionali leggi criminali degli stati nazionali non siano sufficienti a garantire la sicurezza alle popolazioni, perché sono in azione “network internazionali capaci di muovere guerra in maniera tanto efficace e distruttiva quanto erano in grado di fare le stesse nazioni un secolo fa”.
Alfonso Maruccia