Londra – Un gruppo di associazioni dei consumatori americani ed inglesi sarebbe sul punto di chiedere alla Commissione sul commercio (FTC) di investigare il sistema Passport di Microsoft per essere sicuri che sia in linea con le richieste della UE sulla privacy dei cittadini europei.
I cittadini europei sono infatti protetti dalle decisioni della Commissione Europea secondo cui il trasferimento dei dati personali può avvenire solo se necessario e deve riguardare solo i dati effettivamente indispensabili all’erogazione di un dato servizio.
Secondo la Electronic Privacy Information Center (EPIC), Junkbusters e il Center for Media Education, promotori dell’iniziativa insieme ad altre associazioni, il sistema Passport di Microsoft richiederebbe una quantità eccessiva di dati privati, tra cui il numero della carta di credito.
Già alla fine dello scorso luglio, il gruppo di associazioni aveva presentato un primo reclamo formale alla FTC nel quale si prendeva di mira il sistema di iscrizione a Passport, che prevede l’offerta di iscrizione agli utenti del nuovo WindowsXP che sarà lanciato a fine ottobre, come una registrazione necessaria per l’utilizzo di alcuni programmi Internet, tra cui il noto MS Messanger.
Passport è stato fino ad ora perlopiù utilizzato per la gestione di Hotmail , il popolare sistema che fornisce gratuitamente indirizzi di posta elettronica sulla Rete. Ma Passport è un elemento importante delle strategie Microsoft dei prossimi anni, quando verrà lanciata la piattaforma.NET. Il timore dei consumatori è che il database, con tutti i dati degli utenti Internet, possa essere usato per scopi diversi da quelli proposti da Microsoft e che possa essere oggetto di attacchi da parte di hacker o cracker.
L’azienda di Bill Gates si difende sostenendo che “Microsoft mette in cima alle priorità la privacy dei consumatori. Le accuse di EPIC sono infondate e basate su speculazioni e su informazioni sbagliate”.
Di certo il database di Passport, con tutti i dati di milioni di utenti Internet, rischia di avere un potere commerciale molto forte, che potrebbe catapultare Microsoft verso un nuovo scenario nei prossimi anni.
Microsoft ha comunque aderito già nello scorso giugno agli accordi per la difesa della privacy e si è impegnata da tempo a supportare la Platform for Privacy Preferences Project (P3P), un sistema che permetterebbe agli utenti di stabilire a priori quali dati possono essere inviati ai siti che li richiedono. Un sistema complesso su cui Punto Informatico si è già soffermato nello scorso maggio.