Date di nascita, nomi dei figli o degli animali domestici, ma soprattutto 123456. È incredibilmente ancora questa la password più diffusa e utilizzata al mondo. Una cattiva pratica di cui abbiamo scritto su queste pagine più volte in passato: nel 2014, nel 2018 e nel 2019 solo per richiamare gli esempi più recenti.
123456 rimane la password più diffusa
L’ennesima testimonianza è rappresentata dallo studio condotto da Ata Hakçıl, studente cipriota di ingegneria informatica che ha preso in considerazione le credenziali oggetto di violazione nei tanti leak e data breach degli ultimi anni. In modo alquanto prevedibile 123456 rimane in cima alla classifica delle parole segrete scelte con maggiore frequenza (addirittura una volta su 142) per l’accesso a servizi e piattaforme online. Non è però l’unica statistica interessante che emerge dall’analisi.
- le 1.000 password più comuni sono scelte nel 6,61% dei casi;
- ampliando il campione al milione di password più comuni la percentuale sale al 36,28%;
- considerando i dieci milioni di password più comuni si arriva al 54%;
- la lunghezza media di una password è 9,48 caratteri;
- il 12,04% delle password contiene un carattere speciale;
- il 28,79% delle password è composto solo da lettere;
- il 26,16% delle password è composto solo da lettere minuscole;
- il 13,37% delle password è composto solo da sole cifre;
- il 34,41% delle password finisce con una cifra, ma solo il 4,52% inizia con un numero.
Nell’era della cybersecurity potrebbe sembrare superfluo sottolineare come la scelta di una password solida sia fondamentale per garantire l’integrità delle proprie informazioni, ma così non è. Assolutamente da evitare anche l’adozione dello stesso codice segreto per più servizi. Il consiglio è quello di affidarsi a strumenti come quelli ormai integrati in pressoché tutti i software e sistemi operativi per generare codici complessi e archiviarli automaticamente senza nemmeno l’obbligo di doverli memorizzare: ne va dei nostri dati, della nostra reputazione, della nostra sicurezza.