Patent troll dal carrello al cestino

Patent troll dal carrello al cestino

Respinta dalla Corte Suprema la richiesta di un'azienda che rivendicava il carrello digitale impiegato dai servizi di ecommerce. Aveva già ottenuto decine di milioni di dollari da diversi rivenditori, tra cui Amazon
Respinta dalla Corte Suprema la richiesta di un'azienda che rivendicava il carrello digitale impiegato dai servizi di ecommerce. Aveva già ottenuto decine di milioni di dollari da diversi rivenditori, tra cui Amazon

È arrivato dagli States lo stop per Soverain Software, azienda che attraverso tre brevetti che rivendicavano il meccanismo dei carrelli dei negozi online era riuscita ad ottenere decine di milioni di dollari da diversi grandi rivenditori che operano in Rete.

Il tribunale ha avuto modo di catalogare Soverain Software tra i cosiddetti patent troll: quelle entità che – pur senza un’attività produttiva – detengono brevetti e fanno un business dell’ottenere licenze da altri operatori del settore. Insomma, non aziende che producono, ma che – sotto minaccia di azioni legali – cercano di ottenere soldi da quelle che offrono prodotti e servizi sul mercato.

La Corte Suprema statunitense, infatti, ha scoperto che dietro ad un sito Internet aziendale che sembrava presentare un’impresa legittima e attiva, con tanto di indirizzi, numeri di telefono, menù dedicati ai prodotti, servizi e spazio per il login dei clienti, non vi era proprio nulla: nessuna vendita, nessun cliente effettivo se non una lista di clienti di OpenMarket, azienda software fallita nel 2001 e sviluppatrice dei brevetti rilevati da Soverain.

Anche se non avere un’impresa attiva non rappresenta di per sé un crimine, ciò è servito per raccogliere elementi sul caso ed arrivare a decidere sulla legittimità delle sue richieste.

Proprio con i titoli acquistati da OpenMarket, in particolare i brevetti numero 5,715,314 , 5,909,492 e 7,272,639 , il patent troll aveva rivendicato per sé la tecnologia legata all’impiego dei carrelli digitali nei negozi online ed in forza di essi aveva chiesto il pagamento di royalty a diversi rivenditori tra cui Amazon, Macy, Home Depot, RadioShack, Victoria ‘s Secret, Avon e Kohl, riuscendo ad ottenere decine di milioni di dollari.

L’ultimo soggetto a cui Soverain ha provato a spillare denaro, tuttavia, il negozio di elettronica Newegg, ha deciso di resistere e ha combattuto in tribunale, ottenendo l’ annullamento dei brevetti in questione prima in primo grado, poi in appello ed infine con la decisione della Corte Suprema di non occuparsi del caso.

Peraltro non si tratta dell’unica decisione della settimana contraria ai patent troll: il Procuratore Generale di New York ha annunciato di aver raggiunto un accordo con MPHJ Technology, azienda che aveva agito in maniera aggressiva contestando (con oltre mille richieste di licenze) una serie di titoli legati agli scanner: in base all’accordo l’azienda non manderà più indiscriminatamente richieste di pagamento e le aziende con cui aveva già ottenuto un accordo potranno ottenere un rimborso. MPHJ è già pronta a reagire contro le istituzioni.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
15 gen 2014
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