Il prossimo 1 giugno è una data importante per la privacy dei netizen statunitensi e non solo, una data che coincide con il termine ultimo entro cui uno dei programmi principali del tecncontrollo a stelle e strisce avrà piena validità legale. Quel che viene dopo è ancora mistero, e tre diverse proposte del Congresso hanno provato a risolvere l’enigma proponendo altrettante soluzioni alternative.
La prima proposta, la già trattata Surveillance State Repeal Act , punta ad abolire il problema all’origine cassando il tanto discusso Patriot Act, chiudendo in un cassetto le tentacolari pratiche del tecnocontrollo a opera della NSA e liberando le società di telecomunicazione dell’obbligo di mantenere enormi archivi di metadati sulle comunicazioni telefoniche degli americani.
Agli antipodi del Surveillance State Repeal Act si trova una proposta di legge senza nome che intende rinnovare tutti i dispositivi del tecnocontrollo autorizzando nuovamente intercettazioni, spionaggio e archiviazione dei database di metadati per altri cinque anni almeno.
L’ultima proposta di riforma, un disegno di legge annunciato nei giorni scorsi e approvato in via preliminare con supporto bipartisan di politici repubblicani e democratici, si configura come una via di mezzo tra l’abolizione totale e la ri-autorizzazione sic et simpliciter del peggio dello spionaggio a stelle e strisce denunciato dai documenti di Edward Snowden.
Lo USA Freedom Act ( Uniting and Strengthening America by Fulfilling Rights and Ensuring Effective Discipline Over Monitoring ) del 2015 inibisce infatti l’accesso privilegiato dell’intelligence USA ai database delle telco, ma nulla fa per prevenire l’archiviazione dei metadati alla fonte. Prevede inoltre nuove garanzie del pubblico interesse presso la corte FISA, limitazioni stringenti all’uso delle famigerate national security letter e nuovi obblighi di declassificazione delle decisioni della succitata FISA.
L’organizzazione Center for Democracy & Technology ha accolto lo USA Freedom Act come una notizia positiva, un importante primo passo verso di una più ampia riforma del tecnocontrollo governativo americano; altrove si parla invece di un diversivo , un modo per trascurare il vero problema – la raccolta di metadati imposta alle telco – per concentrarsi sulle presunte autorizzazioni legali da garantire all’intelligence per accedere ai dati.
Alfonso Maruccia