Rivelazioni al vetriolo , che hanno subito fatto il giro della Rete. Succulente anticipazioni di un libro che verrà pubblicato alla metà del prossimo aprile, un vero e proprio memoriale scritto dal co-founder di Microsoft Paul Allen. O, come suggerisce il titolo del volume, dall’ uomo delle idee .
E di certo Paul Allen non si è risparmiato nei trionfalistici dettagli sulla sua attività di filantropo, tanto da dichiarare circa 1 miliardo di dollari in donazioni e finanziamenti a scopo umanitario . Ma ciò che ha attirato il vero interesse degli osservatori è la descrizione del suo rapporto con Bill Gates, la sua amicizia così antica con l’ex-CEO di BigM.
Amicizia? Allen ha ripercorso la sua esperienza al quartier generale di Redmond, da un’azienda da rivista Fortune alla difficile convivenza al timone di comando di un’ammiraglia IT. E ciò che è venuto a galla si è subito meritato la prima pagina nel gossip tecnologico.
Bill Gates non si sarebbe mai fidato del lavoro di Allen, fin dai primi sviluppi del linguaggio di programmazione BASIC per i microcomputer Altair 8080 . Avrebbe passato intere notti a controllare i codici di Allen, alla continua ricerca di errori. Magari da qui la convinzione dello stesso Gates di aver lavorato di più a BASIC .
Allen ha infatti sottolineato come Gates fosse fortemente propenso ad una divisione non equa dei guadagni in Microsoft, accettata dallo stesso Allen in misura 60-40. Al momento del primo grande contratto, questa stessa divisione venne aggiornata: 64 per cento a Gates, 36 per cento ad Allen .
I contrasti sarebbero divenuti ancora più accesi con l’ingresso in Microsoft dell’attuale CEO Steve Ballmer, a cui Gates aveva affidato quasi il 9 per cento dell’ equity di Microsoft. Mentre ad Allen spettava il 5 per cento. La rottura sarebbe arrivata ben presto, con Gates e Ballmer pronti a far fuori un collega non più utile e al di sotto degli standard lavorativi.
“Ho contribuito alla nascita dell’azienda ed ero ancora un membro attivo ai vertici di comando – ha spiegato Allen nel libro – Anche se limitato dalla mia malattia. Poi, il mio partner e il mio collega iniziarono a tramare per farmi fuori. Opportunismo da mercenari, puro e semplice”.
“In quel momento, qualcosa dentro di me è morto – ha continuato Allen – Credevo che la nostra partnership si basasse sulla correttezza, ma allora vidi gli interessi personali di Bill corrodere ogni considerazione ulteriore. Il mio partner cercava di afferrare quanta più torta possibile, tenersela per sé. Era una cosa che non potevo accettare”.
Mauro Vecchio