Interval Licensing , azienda di proprietà del co-fondatore di Microsoft Paul Allen, ha fatto causa a Apple, Facebook, Google, YouTube, eBay, Netflix, Yahoo!, AOL, Office Depot, OfficeMax e Staples: tutti sarebbero colpevoli di aver utilizzato tecnologie protette da quattro brevetti concessi più di dieci anni fa.
Tirati in ballo sono i brevetti numero 6,263,507 e 6,757,682 .
Quest’ultimo è intitolato “Sistema per avvertire gli utenti su oggetti di interesse” e riguarda la gestione delle pagine di ecommerce e in particolare un sistema di notifica sui contenuti navigati : ad esso sarebbero inoltre collegati altri due brevetti relativi all’introduzione di contenuti audio e video a determinati avvisi.
Il primo riguarda invece una tecnologia per l’ utilizzo del browser per la ricerca di dati audiovisivi e l’indicizzazione di nuove fonti , e coinvolgerebbe tutti tranne Facebook: sembra riguardare varie applicazioni, dagli aggregatori di notizie agli aggiornamenti in tempo reale.
Queste tecnologie sono tutte state sviluppate da Interval Research , azienda di ricerca fondata da Allen nel 1992 e che ha chiuso i battenti nel 2000, e i cui brevetti sono poi stati trasferiti a Interval Licensing . Google, dal momento che ha collaborato nel 1998 con Interval Research , avrebbe una particolare responsabilità .
Google e Facebook hanno subito definito l’accusa “misera” e “senza merito”: in ballo, dice in particolare Mountain View, la filosofia del fare business contro quella di competere solo in tribunale.
Il fatto che si tratti di titoli concessi da più di dieci anni , e che di per sé la novità rivendicata sembra scontata , spinge alcuni osservatori a criticare alla base la “non ovvietà” dei meccanismi brevettati , ed è prevedibile che questa sarà anche una delle armi adottate dalla difesa durante il processo.
Per altri , invece, il tutto sarebbe da ricollegare con l’eredità monetaria e morale di Allen: la malattia spingerebbe il cofondatore di Microsoft a trovare un modo per allargare le possibilità delle fondazioni di beneficenza da lui fondante anche dopo la sua morte, e di collegare al suo nome le tecnologie utilizzate dalle più grandi aziende ICT.
Claudio Tamburrino