Chiamateli un po ‘ come volete: EasyPC, Simplified PC, Small PC. Il succo della storia non cambia: scatolette sotto il milione di lire che in un sol botto faranno pulizia di tutti i rottami tecnologici che i PC tradizionali ancora si portano dietro (floppy drive, bus ISA?) integrando, nel minor spazio possibile, tutto il necessario per l’utente medio.
I PC che si apprestano a proporre Compaq , Dell ed HP (che proprio ieri ha annunciato l’e-PC), saranno dunque molto più simili ad un elettrodomestico, come le set top box, che ad un computer compatto, visto che per metterci le mani dentro ci vorrà forse un tecnico certificato e le possibilità di espansione saranno comunque limitate.
Insomma, questi EasyPC non diventeranno certo i personal degli smanettoni e dei power user, ma se contribuiranno in qualche modo a convincere anche mio padre ad utilizzare un PC per tenersi in contatto con gli ex colleghi di lavoro e per stilare le colonne della schedina, ben vengano! (ma la vedo ardua?).
Certo questa filosofia di pensiero non è nuova ed una società come Apple ne sa qualcosa, ma l’EasyPC potrebbe avvantaggiarsi, rispetto alla casa della mela, dell’utilizzo di un’architettura aperta e molto meno costosa di quella proprietaria inventata a suo tempo da Jobs e company.
Non scordiamoci comunque che i “PC facili” avranno come target non solo il mercato consumer, ma anche quello aziendale come banche, assicurazioni, compagnie aeree.
I bello dei PC è proprio quello che, di volta in volta, potete dargli nomi diversi: server, workstation, client, thin client, network computer, NetPC, set top box e via di questo passo. L’importante è che il minimo denominatore comune sia rappresentato dall’architettura Intel x86. Facile, no?