Il Partito Democratico sta per lanciare una nuova app: si chiamerà PD App, sarà disponibile entro un paio di settimane e chiunque la potrà scaricare dai principali app store per restare in contatto con il partito guidato da Zingaretti.
Fermi tutti, non siamo qui per parlare di politica in senso stretto, tanto meno quando il riferimento è a singoli partiti: siamo qui per parlare di tecnologia, di innovazione e di comunicazione sui nuovi media. Ma proprio per questo motivo non possiamo ignorare quanto appena annunciato dal Partito Democratico, quello che stando ai numeri parlamentari rappresenta la seconda maggior forza rappresentata – al netto di scissioni, correnti e altre divagazioni.
PD App, l’app del Partito Democratico
Della PD App in realtà al momento si sa ancor poco: tutto quel che trapela è l’entusiasmo di Francesco Boccia (una delle menti dietro il progetto) e l’anteprima twittata dal segretario del partito, Nicola Zingaretti:
La nuova Pd App. Sta arrivando 👍@pdnetwork pic.twitter.com/UlZcPUPkoc
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) September 24, 2019
Quel che si sa è che sarà un po’ “Bestia” e un po’ “Rousseau”, cercando di colmare il gap con i partiti che più hanno messo in crisi le comunicazioni politiche tradizionali degli ultimi mesi imponendo i propri nuovi canoni. Quel che si sa è che non sarà gratuita: utilizzare la PD App è una scelta consapevole che vale 1 euro al mese, denaro utile a finanziare un complesso meccanismo partecipativo con cui si tenta di dar nuovo corpo e nuova linfa all’attivismo di cui il PD si è in passato sempre nutrito. Quel che si sa è che la raccolta dei dati servirà al PD per capire meglio il proprio elettorato e le proprie basi locali, per cercare di investire nel migliore dei modi le proprie risorse ed il proprio tempo durante i difficili mesi di reggenza del governo Conte-bis. Quel che si sa è quanto trapela dalle prime parole di Boccia a La Repubblica:
La differenza con Rousseau è che lì Casaleggio sa chi sono tutti gli iscritti ma gli iscritti non si conoscono tra di loro. Noi invece creiamo una rete in cui chi ha la app può interagire con gli altri. […] Gli obiettivi sono ambiziosi. Tutti gli eletti del Pd (parlamentari, consiglieri regionali e comunali) dovranno rendicontare la loro attività online. Verranno lanciati dei referendum su proposte specifiche e grandi scelte. Verranno caricati video, foto e appuntamenti. Chi vuole potrà geolocalizzarsi, ovvero rendere pubblica la propria posizione e entrare in contatto con altre persone della sua zona per attivarsi su un problema del territorio. […] Ci sarà una sezione dedicata alla gamification, che è un modo di giocare con la politica. Alcune iniziative particolari avranno diritto a un premio.
L’illusione dell’app
Sono due anni che ci lavoro ma nessun segretario aveva avuto il coraggio di andare in fondo
Parola di Francesco Boccia, il quale con questo rilancio governativo ha evidentemente trovato spazio per la concretizzazione della propria idea di comunicazione. La realizzazione dell’app sarebbe in mano al team Digithon e non è chiaro al momento di chi sia la paternità dell’idea creativa: propendiamo per la parte politica, in quanto committente, in quanto responsabile ed in quanto pienamente coinvolta nella creazione futura dei contenuti.
Resta in piedi un grande “MAH!”, che non vuol essere né un giudizio sull’esecutivo, né un giudizio sul partito, né un giudizio sul modo in cui il tutto viene realizzato. Il grande dubbio è relativo all’opportunità stessa di basare una strategia di rilancio su un’app.
Scimmiottare Rousseau non farà altro che portare il PD a inseguire l’idea della democrazia diretta idolatrata dal M5S, ma come sempre la copia è meno apprezzata dell’originale. Stesso discorso vale per gli sforzi di condivisione e gamification, laddove scimmiottare la “Bestia” di Morisi non sortirà sicuramente nemmeno una frazione dei risultati conseguiti negli ultimi mesi (per merito o circostanza che fosse, ma sicuramente la strategia di Salvini in tal senso era strettamente focalizzata al risultato ed i risultati arrivavano) dalla Lega.
E il PD che fa? Propone una soluzione propria e alternativa, il che è meritevole. Ma la riempie di fotocopie di modelli altrui, rischiando di depotenziare la propria identità in favore di quelle alternative. La sensazione netta è che l’app rappresenti una pia illusione, ingenua reazione a una situazione emergenziale: creata evidentemente con tutta la buona volontà del caso, ma al tempo stesso destinata a spegnersi di fronte all’obolo da 1 euro e al cospetto di un network che network non è.
Siamo pronti a smentire queste sensazioni non appena i dati dimostreranno il contrario, ma ad oggi il consiglio ai responsabili del progetto è quello di pensare alla community prima che al network, ai contenuti prima che al contenitore, all’identità prima che alla comunicazione. Tutto il resto verrà di conseguenza. Anche con un’app, chissà.