Un canale di comunicazione semplice, esclusivo, sicuro e gratuito tra cittadino e Pubblica Amministrazione. Così Renato Brunetta, ministro per la PA e l’Innovazione, ha spiegato a Montecitorio quali saranno per i cittadini del Belpaese gli intimi benefici derivanti dall’ormai nota Posta Elettronica Certificata (PEC).
“PostaCertificat@ garantisce valore legale alle comunicazioni via email tra cittadini e PA. Questo servizio consente infatti ai cittadini maggiorenni di inviare e ricevere in formato elettronico messaggi di testo e allegati, che hanno lo stesso valore legale di una raccomandata con ricevuta di ritorno”. Sul suo blog ufficiale, Brunetta è così intervenuto in risposta ad un’interrogazione da parte del vicepresidente del gruppo PdL alla Camera, Simone Baldelli.
Ovvero: quali saranno i benefici per tutti quei cittadini italiani che useranno il servizio di PEC . “Per dialogare con qualsiasi ufficio della PA il cittadino non dovrà infatti più produrre copie cartacee – si legge sul blog del Ministro – o recarsi di persona presso gli uffici e perdere tempo in coda agli sportelli, sostenere i costi di invio di raccomandate con ricevuta di ritorno, correre il rischio che le pratiche vadano perse oppure sentirsi dire che l’ufficio non ha mai ricevuto la documentazione “.
Non solo. Secondo Brunetta, i benefici della PEC consistono anche in ulteriori servizi gratuiti correlati, tra i quali il servizio di notifica – tramite email tradizionale – della presenza di messaggi sulla casella PostaCertificat@; il fascicolo elettronico personale, con un volume di 500MB di spazio sicuro per l’archiviazione di documenti ; l’indirizzario delle caselle di PostaCertificat@ della PA.
Ma c’è qualcuno che ha parlato di flop, scatenando la stizza del ministro. “Dov’è la Posta Certificata tanto sbandierata dal ministro Brunetta? Niente, non funziona, è un flop”. Così il senatore IdV Elio Lannutti, che ha recentemente presentato un’interrogazione parlamentare definita dallo stesso Brunetta come “una sciapa minestrina”. Secondo una nota diramata dal portavoce del Ministro, il senatore Lannutti avrebbe copiato i dati forniti sull’attivazione degli indirizzi di PEC da parte delle principali PA, pubblicati sul sito web dello stesso Ministero. “Dati che peraltro – si legge nella nota – stanno nettamente migliorando di ora in ora grazie ai ripetuti solleciti di DigitPA e Formez “.
Lannutti non si sarebbe – sempre a dire del portavoce di Brunetta – collegato al sito postacertificata.gov.it , in modo da scoprire di essere perfettamente in grado di attivare la casella. “Tanto che da lunedì scorso a oggi sono stati circa 60mila i cittadini italiani che hanno concluso felicemente questa semplice operazione”, ha concluso la nota. “La rivoluzione digitale non può lasciar indietro nessuno, nemmeno lui”.
Una settimana è passata dal varo ufficiale di PostaCertificat@. Un vero e proprio boom, sempre secondo Renato Brunetta. “Darò tutti i numeri – ha spiegato il Ministro – ma posso anticipare che siamo già a 100mila contatti . C’è stato un vero e proprio boom. Magari ci sarà stato qualche collo di bottiglia, ma il sistema ormai funziona a pieno regime”.
Non appare chiaro però se si tratti di contatti legati alla navigazione degli utenti o caselle effettivamente attivate . Sul sito del quotidiano Il Messaggero è apparsa una lettera inviata da un anonimo “sconcertato cittadino”. Che è riuscito “non senza difficoltà ed insistenza” a completare la specifica procedura presso un ufficio postale di Roma. “Alcune ore più tardi ho controllato ed effettivamente la casella di Posta Certificata risultava attivata e funzionante – si legge nella missiva – Ho provato quindi ad inviarmi da un’altra casella di Posta Certificata che (pagando) ho già dovuto attivare alcuni mesi or sono su indicazione del mio ordine professionale, ma ho scoperto che non riuscivo né ad inviare né a ricevere messaggi”.
Un servizio così chiuso in sé stesso, che non permetterebbe – a dire dello sconcertato cittadino – l’invio/ricezione di messaggi da indirizzi (pur certificati) esterni al dominio postacertificata.gov.it . “Se le cose non cambiano in futuro sarò costretto a tenerle entrambe (una per la posta fra privati e l’altra per la posta fra me e la PA). Ma non si doveva semplificare?”.
“Scordatevi di poter scambiarvi documenti con i soggetti privati, quindi le banche, il vostro avvocato o altri cittadini – ha denunciato Massimo Penco, presidente dell’associazione Cittadini di Internet – Questo perché la PEC di Brunetta non è una vera PEC, ma piuttosto una CEC-PAC , ovvero una Comunicazione Elettronica Certificata tra Pubblica Amministrazione e Cittadino”.
Penco ha sottolineato come la CEC-PAC sia gratuita – “a parte i 50 milioni di euro che paghiamo a Poste e Telecom che si sono aggiudicate l’appalto” – ma ciò non comprenderebbe la firma digitale , che rientra tra i suoi servizi aggiuntivi a pagamento. Il presidente di Cittadini di Internet ha fatto un esempio: “Se voglio mandare al Comune la Dia per l’inizio di un’attività non basta la CEC-PAC, perché devo dimostrare che i documenti al suo interno li ho davvero firmati io. Per fare questo, mi serve la firma digitale, che non è altro che la traduzione della firma autenticata a mano”. In pratica, senza la firma digitale il contenuto della email non è garantito .
Infine, per Penco, andrebbe sottolineato come la PEC non abbia validità per le comunicazioni internazionali . “La PEC è un’anomalia tutta italiana – ha concluso – usata solo nel nostro paese. Per questo secondo noi era meglio utilizzare un diverso protocollo, chiamato S/MIME : un indirizzo di posta elettronica certificata certificato usato a livello internazionale che poteva superare tutte le criticità della PEC”.