La Posta Elettronica Certificata (PEC) sta per diventare qualcosa di ulteriore, di più ampio, di più utile. Succede grazie ai passaggi che stanno portando alla piena conformità con il regolamento eIDAS ed all’interoperabilità a livello europeo. La PEC, insomma, risponderà ad un vero e proprio standard che determina una sorta di canone europeo: la posta certificata, sia in invio che in ricezione, avrà valore anche oltre i confini e potrà essere usata come canale di interscambio comunicativo certificato.
La PEC diventa uno standard europeo
Spiega Marco Mangiulli, CIO & Head of Software Development di Aruba: “In concreto, nel tavolo di lavoro congiunto tra AgiD e AssoCertificatori, sono stati delineati i criteri necessari a stabilire un dialogo sicuro tra i Gestori di servizi di recapito certificato qualificato per garantire, di conseguenza, uno scambio telematico altrettanto sicuro tra cittadini e imprese di tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea. La PEC, quindi, è pronta a varcare i confini nazionali“.
L'Italia, con #AgID e i Gestori #PEC, pone le basi dell'eDelivery europeo per il dialogo sicuro e certificato tra Stati Membri 🇪🇺
Un riconoscimento alla credibilità del Paese nella trasformazione digitale 🌐
Leggi il comunicato con #AssoCertificatori 👇https://t.co/C8mf7aPwuQ pic.twitter.com/Wm6TjhK67V
— AGID (@AgidGov) February 15, 2021
La svolta è di grande importanza anche e soprattutto per le aziende, per le quali questo tipo di strumento potrà rendere più rapide e meno onerose alcune tipologie di comunicazione da e verso l’estero.
Così nei giorni scorsi Carmine Auletta, Presidente Assocertificatori:
Il risultato odierno attesta l’altissimo livello di competenza e credibilità raggiunto dall’Italia nel Digital Trust e nella Trasformazione Digitale. La nostra affidabilità è stata valutata anche alla luce della capacità di interoperabilità già dimostrata da tempo all’interno dei nostri confini dove, con ben 19 gestori diversi di PEC e grazie a un sistema distribuito, gli utenti interagiscono abitualmente e senza alcun problema.
“Il modello sviluppato“, continua Mangiulli, “rende possibile il dialogo tra sistemi di recapito certificato qualificato che adottano lo standard REM 3 grazie alla definizione di un profilo base di
interoperabilità e alla specifica degli elementi chiave della cosiddetta “Common Service Interface”, l’infrastruttura condivisa che rende possibile il delivery in scenari multi-provider e cross-border“.
Se il confine non è più un ostacolo, ecco l’ennesima spallata agli scenari che hanno fin qui ostacolato la percezione di una vera Unione Europea: al pari della caduta delle tariffe di roaming, una PEC interoperabile consente di immaginare davvero l’UE come un’entità sola basata sull’interdialogo. Secondo Aruba, infatti, è esattamente questo il passo che potrà portare ad avere un recapito certificato qualificato utilizzabile a livello continentale (e non solo statale): “questo traguardo consentirà a tutti gli utenti di utilizzare il proprio indirizzo di Posta Elettronica Certificata anche per le comunicazioni verso utenti, enti ed imprese europee, mantenendo il valore legale e la sicurezza che da sempre contraddistinguono lo strumento PEC“.