SMS, MMS e Internet. Questi alcuni dei nuovi mezzi con cui adulti cercano di circuire minori e bambini in spregio delle normative vigenti, adescatori che attentano all’integrità fisica e psicologica dei ragazzi e che spesso sono protetti da un sistema giudiziario molto garantista, in cui si impantanano troppo facilmente numerose inchieste.
Questo il senso che due esponenti della maggioranza, Barbara Saltamartini e Antonio Mazzocchi , vogliono dare alla nuova proposta di legge contro l’abuso pedofilo presentata ieri a Roma, una proposta che, dice Saltamartini, prende atto dell’evoluzione tecnologica.
Questa – spiega – “ha, purtroppo, moltiplicato in modo esponenziale le possibilità per i pedofili di entrare in contatto con i minori. Per questo abbiamo pensato ad un intervento teso specificamente ad innalzare la soglia di prevenzione, andando a colpire la condotta criminosa nel suo momento iniziale: l’adescamento”. I due parlamentari ritengono che questa pratica, nota come grooming sia il metodo “utilizzato per indebolire la volontà del minore ottenendone, attraverso la manipolazione, il massimo controllo. La maggiore novità è che, tramite questa proposta, l’adescamento viene sanzionato anche quando è condotto a distanza attraverso l’uso di strumenti informatici come internet o i semplici sms inviati sui cellulari”.
Nella proposta, disponibile sul sito di Saltamartini , si legge all’articolo 1 che “chiunque (…) adeschi un minore degli anni sedici, è punito, se il fatto non costituisce più grave reato, con la reclusione da uno a tre anni. Per adescamento si intende qualunque contatto instaurato con l’utilizzo di artifici, lusinghe o minacce anche mediante l’impiego di qualsiasi mezzo di comunicazione a distanza (rete Internet, telefono, sms ecc.) diretto a carpirne la fiducia”.
Secondo i due parlamentari, un punto caratterizzante della nuova proposta è anche la misura secondo cui “In caso di condanna per il reato si applica sempre la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici”.
Nella proposta trova anche spazio il divieto di frequentazione dei luoghi frequentati abitualmente dai minori offesi, un divieto che si richiede sia attivo non solo in caso di condanna, ma anche durante tutta la durata del procedimento giudiziario.
Uno degli elementi più rilevanti nell’era digitale, quello dell’effettiva conoscenza dell’età del minore , viene affrontato dall’articolo 4 della proposta, secondo cui “il reo non può invocare, a propria scusa, l’ignoranza dell’età della persona offesa”. Il motivo di questa disposizione lo afferma proprio Saltamartini, secondo cui “l’irrilevanza dell’errore o dell’ignoranza sull’età impedisce che nel procedimento penale trovino ingresso temi di indagini lesivi della dignità del bambino e ulteriormente traumatizzanti. Penso, ad esempio, ad una presunta spregiudicatezza sessuale da parte del minore, che è esattamente l’obiettivo criminale che contraddistingue l’adescatore”.
Per Mazzocchi la proposta, che verrà presentata alla costituenda Commissione Bicamerale per l’Infanzia, la cui prima seduta si terrà alle 14,30 di oggi, serve ad offrire “una risposta concreta e puntuale alla pedofilia telematica”. La sua rilevanza, ha spiegato Mazzocchi, è anche legata alla richiesta alle autorità di “avere una maggiore severità nei confronti dei reati legati alla violenza sui minori. È un dato gravissimo che circa il 60% delle denunce si concludano con un’archiviazione”.
Secondo Saltamartini la tolleranza zero in quella che ha definito “lotta alla pedofilia” caratterizzerà l’attività della Commissione. “Noi come partiti – ha anche dichiarato – abbiamo sempre cercato di porre all’attenzione del Parlamento italiano la gravità dell’esistenza di una giornata sull’orgoglio pedofilo, che si tiene sul web la notte del 23 e del 24 giugno”.
Sull’ impantanamento dei processi e la difficoltà di pervenire alle condanne, ieri si sono alzate le polemiche delle associazioni di tutela dei minori per l’articolo 2 del Pacchetto Sicurezza approvato dal Senato, articolo che demanda all’antimafia la gestione anche dei processi sulla pornografia infantile su Internet.
Secondo l’Associazione Prometeo si tratta di un provvedimento destinato a “rallentare i procedimenti contro la pedofilia online, perché è difficile pensare a procure antimafia in grado di accantonare la già imponente propria mole di lavoro per conferire precedenza ad altre fenomenologie”. Sulla stessa linea l’Osservatorio sui diritti dei Minori, che parla di rischi legati al fatto che le procure antimafia sono già “ingorgate”, il che si tradurrà in “inopportuni ritardi nell’espletamento di indagini che, invece, dovrebbero godere di assoluta priorità”. Polemiche sono giunte anche da Telefono Arcobaleno, secondo cui questa novità significherà “la morte di ogni attività di contrasto del fenomeno pedofilo in rete, che, come tutti sappiamo deve essere attività dinamica in linea con l’evoluzione tecnologica e con l’aggressività di coloro che fanno mercato dei bambini in tutto il mondo attraverso internet”.