L’FBI ha confermato di aver testato il noto spyware di NSO Group, sottolineando però che non è stato mai utilizzato nelle indagini. L’agenzia statunitense ha acquistato Pegasus solo per studiare il suo funzionamento. Un informatore ha invece svelato che l’azienda israeliana voleva accedere alla rete SS7 per tracciare specifici individui, offrendo grandi somme di denaro ad una società californiana.
Il doppio ruolo dell’FBI
Pegasus è stato utilizzato per spiare migliaia di persone in vari paesi, soprattutto giornalisti, attivisti e oppositori politici, sfruttando le vulnerabilità di WhatsApp e iMessage (Facebook e Apple hanno denunciato NSO Group). All’inizio di novembre 2021, lo spyware è stato inserito nella Entity List del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti.
Sia l’FBI che il Dipartimento di Giustizia hanno avviato indagini sull’uso di Pegasus per sorvegliare alcuni cittadini statunitensi. NSO Group ha sempre dichiarato che il software non può essere utilizzato per spiare numeri di telefono degli Stati Uniti. Sembra però che esista una versione modificata, denominata Phantom, in grado di intercettare anche le chiamate effettuate con numeri statunitensi. Secondo il New York Times, l’FBI avrebbe pagato 5 milioni di dollari a NSO Group per la licenza di questa versione.
L’FBI voleva utilizzare Pegasus l’anno scorso, ma ha cambiato idea in seguito alla pubblicazione dei risultati dell’indagine The Pegasus Project effettuata da un gruppo di 80 giornalisti. L’agenzia ha confermato di aver acquistato una licenza solo a scopo di test.
Secondo un informatore del Dipartimento di Giustizia, NSO Group avrebbe offerto un’ingente somma di denaro ai rappresentanti di Mobileum (società che offre servizi di sicurezza agli operatori telefonici) per ottenere l’accesso alla rete SS7 (Signaling System 7) che consente di gestire le chiamate nel mondo. Sia NSO Group che Mobileum hanno smentito di aver avuto rapporti commerciali.