Il rapporto non esattamente idilliaco che lega Donald Trump a Jeff Bezos (nei mesi scorsi il Presidente USA ha apostrofato il numero uno di Amazon chiamandolo “Jeff Bozo”) potrebbe essere uno degli elementi che hanno causato lo stop del progetto JEDI: si tratta del bando per l’assegnazione del maxi-contratto da 10 miliardi di dollari all’azienda che fornirà l’infrastruttura cloud all’interno della quale saranno gestiti i dati e i documenti del Pentagono.
Stop temporaneo al progetto JEDI
Il segretario Mark Esper del Dipartimento della Difesa è stato incaricato di rivedere ogni dettaglio delle pratiche che fin qui hanno portato ad escludere Oracle e IBM come potenziali fornitori, lasciando che siano solo Amazon (con AWS) e Microsoft (con Azure) ad aggiudicarsi l’attribuzione. Queste le parole di Elissa Smith, portavoce del Pentagono.
Il segretario Esper è incaricato di assicurare che i nostri militari dispongano delle migliori tecnologie, incluse quelle di intelligenza artificiale, così da poter continuare a essere la forza più letale al mondo salvaguardando il denaro dei contribuenti. Mantenendo la promessa formulata ai membri del Congresso, sta analizzando il programma Joint Enterprise Defense Infrastructure. Non sarà presa alcuna decisione fino al completamente dell’esame.
Il dito di Trump è puntato nei confronti di Bezos anche per la sua gestione del Washington Post (acquisito nel 2013), testata ritenuta eccessivamente vicina alla corrente democratica. Inoltre, Oracle e IBM hanno più volte espresso perplessità in merito ai criteri di giudizio presi in considerazione dal Pentagono per l’assegnazione del bando, lasciando intendere la possibilità che si siano verificati favoritismi.
Amazon, Microsoft, Oracle, IBM e Google
Google ha invece scelto di non essere della partita, rinunciando alla corsa poiché la finalità d’impiego del cloud potrebbe risultare non in linea con quanto stabilito nei Principi IA dell’azienda: nessun utilizzo degli algoritmi a fini bellici. La decisione di bigG potrebbe esser stata influenzata anche dal clamore suscitato dal Project Maven, iniziativa che per un periodo ha visto la società collaborare con il Dipartimento della Difesa statunitense per l’analisi delle immagine acquisite dai droni in volo sulle zone di conflitto. Una pratica non gradita a un numero non indifferente di dipendenti che hanno fatto sentire la loro voce portando allo stop della partnership.