Bruxelles (USA) – Il famigerato Personal Serial Number (PSN) introdotto da Intel nei microprocessori di classe Pentium III torna a far discutere con un rapporto che ne mette in dubbio la legittimità.
Lo STOA (Scientific and Technological Options Assessment), il comitato dell’Unione Europea che presiede all’analisi e alla valutazione delle nuove tecnologie, ha infatti consegnato al Parlamento comunitario un rapporto intitolato Encryption and Cryptosystems in Electronic Surveillance che invita a riflettere sulle implicazioni che il PSN potrebbe portare alla libertà e alla privacy degli utenti.
Secondo gli intenti di Intel il PSN dovrebbe promuovere il commercio elettronico attraverso l’identificazione certa degli autori delle transazioni commerciali che avvengono su Internet. Come si ricorderà questa storia sollevò un vespaio e ben presto Intel fu costretta a fare una parziale marcia indietro disabilitando di default il numero identificativo, da attivare solo su richiesta.
Nel rapporto dello STOA si apprende però che questa mossa non è sufficiente ad evitare altre eventuali forme di violazione della privacy degli utilizzatori di tali processori: da tempo si sa, infatti, che il PSN può essere attivato in modo fraudolento all’insaputa dell’utente per tracciarne le mosse sulla Rete.
I sostenitori del PSN, all’alba della diatriba sulla sua legittimità, compararono questo numero all’IP, ovvero a quello speciale indirizzo che su Internet viene utilizzato per identificare ogni macchina connessa alla Rete. Ma, come afferma lo STOA nel suo rapporto, il PSN è ben diverso dall’IP: anche se quest’ultimo può essere conosciuto da ogni risorsa in rete che l’utente decide di visitare, spesso l’indirizzo IP non è fisso, ma varia ogni qual volta ci si connetta al proprio provider. Non solo, ma l’utente può facilmente garantirsi l’anonimato cambiando provider o utilizzando un servizio di proxy.
Dulcis in fundo, nel rapporto si avanzano dubbi persino sulla sicurezza implicita del PSN, ritenendo che nessuno conosce ancora quanto sia elevato il rischio che questo codice venga clonato.
Lo STOA invita poi il Parlamento Europeo a vagliare attentamente il ruolo giocato da FBI e NSA nella questione PSN.
Chi pensava che la questione Pentium III fosse chiusa ha preso una cantonata. Pare infatti ormai “nelle carte” che qualcosa in Europa si farà rispetto ad una delle più contestate e contestabili mosse commerciali del leader dei processori. Ma non c’è solo questo: il rapporto STOA va oltre e chiede di capire quale sia il rapporto che lega le autorità della sicurezza pubbliche statunitensi ad Intel e alle sue produzioni, e quindi a quelle degli altri condòmini di Palo Alto. Perché quella relazione, tutta americana, ha effetti in tutto il mondo con l’export di tecnologie…
Il sapore di quanto sta accadendo, sebbene sia presto per sperare, è quello di un’Europa a cui viene la voglia di svegliarsi, qualcosa di simile al drago fiammeggiante addormentato da una stregoneria che improvvisamente si desta con uno starnuto infuocato perché un cavaliere con la sua armatura dorata ha deciso di volerlo sfidare. Come se l’animale grosso e pesante sul quale ha riposato finora il nostro continente abbia deciso di mettersi in guardia e di parare i fendenti del prode finora vincitore.
E questo si può speranzosamente percepire dal rapporto STOA, certo, ma anche dalle dichiarazioni del commissario europeo riportate nei Punti di vista di oggi, dai mai sopiti dubbi europei su Echelon, dalle perplessità europee sulle proposte E-comm targate Washington, o dalla visione tutta americana dei dati personali non condivisa a Bruxelles.
Che l’Atlantico si stia allargando?