“Essere competitivo in materia di rispetto della vita privata“. Queste erano le parole usate da Apple nel 2013 per differenziare il suo sistema operativo mobile iOS dal suo rivale di lunga data, Android. L’azienda produttrice di iPhone si è spinta anche oltre, visto che le slide risalenti al 2013 (ma mai utilizzate) descrivevano il sistema operativo mobile di Google come un “gigantesco dispositivo di tracciamento“. I documenti resi pubblici nel corso del processo antitrust di Google lo dimostrano.
Apple attacca la concorrenza
Pubblicata sul sito del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, questa raccolta di documenti inizia con un’e-mail di Eddy Cue (vicepresidente dei servizi e del software di Apple) che spiega la volontà dell’azienda di differenziarsi sul tema della privacy. L’e-mail inviata a Phil Schiller (responsabile marketing di Apple) è intitolata “master V9 final privacy protection strategy” e contiene un’intera argomentazione anti-Google e anti-Android.
Probabilmente progettate per essere utilizzate in occasione di un keynote, le diapositive prendono di mira le pratiche di Google (e anche di Samsung, tra l’altro). L’azienda denuncia la tendenza del gigante della ricerca ad aggregare tutte le informazioni personali possibili, da quelle estratte dalle attività di ricerca a quelle recuperate tramite strumenti come Google Maps, l’ormai defunto Google+ o Gmail. Anche il servizio geografico di Google viene preso particolarmente di mira, senza dubbio per mettere sotto i riflettori Apple Maps, rilasciato un anno prima.
Ma Apple non si accontenta di attaccare Google. Una timeline omicida punta il dito contro tutti gli abusi della privacy commessi dalla concorrenza. Dall’abuso delle impostazioni di privacy “pubbliche” da parte di Facebook nel 2007, alla raccolta di elenchi di contatti da parte di Twitter qualche anno dopo, fino alla tendenza di Amazon a instradare tutto il traffico degli e-reader Kindle attraverso i propri server, tutti finiscono sotto le lente d’ingrandimento, tutti tranne Apple, ovviamente. L’intenzione dell’azienda è scritta nero su bianco: spiegare che la tutela della privacy è “nel DNA” dell’azienda.
Anche per Apple non è tutto rose e fiori
Apple non risparmia critiche a Google nel processo per abuso di posizione dominante, sostenendo che il gigante della ricerca online danneggia i consumatori, la concorrenza e la privacy con le sue pratiche. Tuttavia, l’azienda di Cupertino non è immune da polemiche su questo tema, come dimostra una recente sentenza che la riguarda. Inoltre, nel 2016, alcuni documenti hanno rivelato che aveva tentato di accedere ai dati degli utenti raccolti da Google sugli iPhone. Quindi, sebbene si presenti come un’azienda più rispettosa dei dati personali, la realtà potrebbe essere più complessa.
Su questo tema Apple ha certamente meno da rimproverarsi rispetto ad altre aziende della Silicon Valley, dal momento che il modello di business dell’azienda non si basa interamente sullo sfruttamento dei dati, ma è necessario contestualizzare le cose. Senza dubbio Apple non ha mai usato questo tipo di slide esplosive per evitare potenziali contraccolpi.