Una delle decisioni più forti e radicali emerse dal Consiglio dei Ministri n.59 v’è stata la decisione di escludere i bambini vaccinati da ogni possibilità di dover cedere alla didattica a distanza. Se si prende in esame la fascia 5-11 anni, quindi, quasi 1 milione di bambini è ormai esclusa dalla possibilità di frequentare a distanza: si tratta di 534 mila bambini che hanno già completato il ciclo vaccinale a doppia dose e 415 mila bambini guariti. Il resto della platea è composta da 1,2 milioni di bambini che, nel caso in cui una classe riscontri un focolaio, dovranno invece tornare in DaD.
DaD: cosa succede ora
Affinché una classe della scuola primaria o delle scuole elementari finisca in DaD serviranno d’ora in poi almeno 5 positivi: il numero sale quindi notevolmente rispetto ad oggi e si riduce quindi di molto la possibilità per cui una classe possa trovarsi in questa situazione. Deve sussistere un focolaio vero e proprio, insomma, cosa che un corretto utilizzo delle mascherine dovrebbe in buona misura evitare. Qualora una classe vada in DaD, i vaccinati potranno continuare a frequentare, ma dovranno indossare una mascherina di tipo FFP2.
Si riduce anche la durata della DaD: da 10/14 giorni si passa a soli 5 giorni, abbassando ulteriormente l’impatto sui ragazzi e sulle famiglie. L’ingresso in classe sarà facilmente regolato tramite il Green Pass.
Il fronte scuola è stato quello che ha portato alla frattura politica in Consiglio dei Ministri: la Lega ha abbandonato la riunione in polemica con il consesso, ritenendo discriminatoria la scelta differenziata per vaccinati e non. Il Ministro Bianchi a tal proposito ha commentato in conferenza stampa che non si tratta di una discriminazione, quanto di un premio per quelle famiglie e quei bambini che hanno invece affrontato il ciclo vaccinale a tutela propria e dei compagni di classe.
Il Ministro Bianchi ha spiegato inoltre come questa scelta non vuol essere una demonizzazione della didattica a distanza, strumento che ha consentito la continuità dell’insegnamento durante questi mesi difficili e che in futuro potrà tornare in altre forme (non emergenziali).