La prima volta non si scorda mai, soprattutto se avviene in streaming web con un pubblico di milioni di guardoni. Difficile dimenticarla anche per YouTube e il suo nuovo servizio di live streaming, fresco di lancio dopo l’evento/concerto del weekend che ha portato per la prima volta dalla sua nascita la diretta web sul sito oggi di proprietà BigG. Calato il sipario è tempo di considerazioni, di numeri e di cifre.
A condire l’attesa dell’evento anche un piccolo giallo. In molti si saranno chiesti come effettivamente YouTube avrebbe supportato la diretta web di un evento appetibile a milioni di utenti e, soprattutto, se lo show organizzato dal tubo-sito fosse stato l’inizio dello streaming web aperto a tutti gli utenti. Dubbi e curiosità che non hanno atteso molto prima di essere fugati: stando ai rumor circolati sul web, i vertici YouTube avrebbero incontrato tre dei leader del settore, rispettivamente Mogulus , Ustream e Justin.TV , per parlare di eventuali partnership o di possibili acquisizioni. In realtà gli incontri erano stati fissati per due scopi: sondare il terreno in vista della prima in streaming e iniziare a pianificare l’avvento della piattaforma marchiata YouTube.
Ma al di là di ogni possibile aspettativa, nessuno dei tre big del settore è stato scelto per l’evento live. Motivo? Per quanto si parli di realtà affermate del settore web streaming, nessuno dei tre ha mai supportato un evento con picchi di ascolto superiori ai 100mila utenti. YouTube non ha preferito quindi fare da sé e utilizzare i rodati servizi offerti da Akamai , scegliendo di utilizzare una tecnologia forse ormai “vecchia” e dispendiosa, ma dai risultati garantiti.
Stando ai dati diffusi dal CDN stesso, durante il picco dell’evento si sono registrati circa 700mila streaming attivi in contemporanea: un numero cospicuo che ha ben ripagato YouTube della scelta fatta, seppur dispendiosa.
Un successo che, in termini di innovazione, ha portato ben poco: piuttosto che utilizzare i costosi servizi di Akamai, YouTube avrebbe potuto optare per una soluzione più economica e di sicuro impatto come il P2P, riprendendo il discorso interrotto dallo sfortunato progetto Joost . Invece Google ha preferito un approccio più “tradizionale”: quasi come si trattasse di un evento storico come una cerimonia di incoronazione reale, ha scelto una tecnologia sperimentata per andare sul sicuro. Una scelta, questa di seguire il “protocollo”, che pare abbia pagato reggendo il carico di un elevato numero di spettatori.
Che sia l’inizio dello streaming di casa Google? Non ancora: i vertici dell’azienda preferiscono andare con i piedi di piombo. L’esperimento è riuscito ed è stato per il momento definito come un appuntamento annuale per festeggiare nuovi traguardi, nuovi fenomeni e nuove ambizioni. Prima di varare gli streaming video, invece, quelli di YouTube potrebbero prendersi tutto il tempo necessario: nonostante le dichiarazioni fornite dal co-fondatore Steve Chen, che indicavano nel 2008 l’anno della svolta live di YouTube. Certo, l’evento appena concluso è un primo passo: ma, a quanto pare, Google non ha alcuna intenzione di correre.
Vincenzo Gentile