Dopo la grande risonanza della vicenda che aveva visto coinvolto l’istituto carcerario del Maryland che, durante un colloquio di lavoro, aveva chiesto al candidato di fornire le proprie password di accesso a Facebook, il Department of Public Safety and Correctional Services (DPSCs) ha sospeso tale prassi per 45 giorni .
Durante tale periodo, la procedura sarà rivista “per assicurarsi che essa venga utilizzata in modo coerente e appropriato”.
Il caso in questione era stato analizzato dall’ American Civil Liberties Union (ACLU) che aveva spiegato attraverso un comunicato stampa che la richiesta di fornire le password di Facebook ad un candidato al suo primo colloquio di lavoro presso l’istituto, oltre a rappresentare una grossa violazione della privacy del candidato, sollevava significative questioni legali in base al Federal Stored Communications Act e alla normativa in materia dello stato del Maryland.
A seguito della divulgazione di tale notizia il direttore del Dipartimento delle Comunicazioni del Maryland, Rick Binetti, ha inoltrato una email al The Atlantic , per spiegare la vicenda al fine di non diffondere ulteriormente “idee sbagliate sulla politica dell’organizzazione”, che si potevano creare a seguito della diffusione della comunicazione di ACLU.
Il direttore del Dipartimento, ammettendo che tali informazioni si erano chieste durante il colloquio, ha dichiarato che tale politica di richiesta delle credenziali di accesso non si adotta sempre e in tutti i casi. Durante il colloquio iniziale, ha evidenziato Binetti, non si richiede ai candidati di fornire le credenziali di accesso relative ai social network, sempre che l’aspirante lavoratore non sia un utente molto attivo su tali mezzi di comunicazione sociale. Se l’utente dichiara di essere attivo sui social network, il Dipartimento chiede al candidato di fornire le password di accesso ai vari siti social.
Ma, specifica Binetti, questa scelta spetta al candidato che può opporsi oppure fornire volontariamente le varie chiavi di accesso ai siti . L’azienda, nel caso in cui l’aspirante lavoratore rifiutasse, non ne terrebbe conto.
Raffaella Gargiulo