Secondo gli ultimi studi di Forrester Technographics , negli Stati Uniti la “coscienza verde” si sta risvegliando. La gente si preoccupa di più dell’ impatto ambientale delle tecnologie che acquista e la fascia più attenta è risultata essere il gentil sesso, in particolare le donne non più in giovane età.
Tra 5mila adulti censiti, spiega Ars Technica , Forrester ha individuato un buon 12 per cento che è addirittura disposto a spendere quel quid in più pur di ottenere un prodotto che consumi meno energia , che venga da un’azienda nota per essere environmental-friendly o, meglio, entrambe le cose. Tra i “verdi”, invece, il 41 per cento di tutti gli adulti intervistati si dichiara seriamente preoccupato per l’ambiente, ma non a tal punto da essere disposto a dotarsi di una tecnologia più verde per qualche dollaro in più . Il resto del campione, la maggior parte, scherzosamente etichettati “marrone”, non condivide il parere dei verdi e non si preoccupa minimamente dell’impatto ambientale.
Dallo studio emerge quella piccola “avanguardia” di consumatori più profondamente coscienti che, secondo alcuni, costituisce un mercato emergente e un attraente target per le aziende produttrici. “La posizione per la leadership verde è vacante: quale costruttore riprodurrà l’icona della Prius nel campo dell’elettronica di consumo?” ha detto il senior VP di Forrester Christopher Mines in un comunicato, riferendosi all’ autovettura elettrica ibrida di Toyota.
Naturalmente, nell’analisi non poteva mancare uno sguardo panoramico ai clienti del mercato dei PC. La più verde è risultata essere Apple, che tra i suoi fedeli annovera il 17 per cento di “verdi decisi”. Segue HP, che ha al suo attivo solo il 13 per cento di clientela verde.
I più grandi nomi come Apple , Dell , HP , Sony e Toshiba , precisa Information Week , hanno compiuto diversi passi in anticipo per ottimizzare prodotti e filiera produttiva sotto il profilo energetico. Secondo Forrester, però, c’è da auspicare un’aderenza ancora maggiore delle aree di progettazione e distribuzione alle stringenti regole “verdi”, quali l’efficienza energetica, il basso impatto delle filiere produttive, l’allungamento dei cicli di vita dei prodotti finiti e la pianificazione del riciclaggio.
D’altro canto, ormai da tempo, sui media di tutto il mondo si moltiplicano gli inviti a non fare spallucce sulla questione. Anche un piccolo contributo che, visto fuori contesto, può apparire insignificante, nella moltitudine dei consumatori va a costituire cifre di tutt’altra portata che se, da una parte, incidono in misura ridotta sulle finanze personali, dall’altra – sotto il profilo ambientale complessivo – possono fare una differenza rilevante.
Marco Valerio Principato