Roma – Signor Ministro,
riteniamo il “Piano Nazionale di Formazione degli insegnanti sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione” ( circ. n. 55 del 21/5/2002 ) positivo in quanto dimostra l’impegno da parte del Suo Ministero nei confronti della formazione del personale della scuola, condizione necessaria per poter rendere gli studenti “consapevoli delle potenzialità e dei limiti” di queste tecnologie.
Un’osservazione comunque balza agli occhi appena si consideri che la scelta del software di base (sistema operativo) è una scelta determinante per l’indirizzo che si vuole dare a quello che il Piano definisce “intreccio fra le nuove tecnologie e la didattica”.
La scelta del sistema operativo determina e condiziona questo intreccio e, assieme al software applicativo, può essere considerato come “il libro di testo” di questo Piano.
Questa scelta, perciò, non è di scarso rilievo anche perché al riguardo vi sono due approcci che qualificano in maniera diversa questo intreccio:
uno che considera il software come un bene da condividere, la cui libertà di conoscenza è considerata come la libertà di parola e di stampa, e dove la libertà di riproduzione (copia) ne è un prerequisito;
l’altro che considera il software un bene soggetto a restrizioni nei confronti del quale l’utente può solo usarlo, senza poter impossessarsi della sua conoscenza, senza poterlo copiare (riprodurre) liberamente.
Nel primo caso si parla di open source o software libero, di cui GNU/Linux è il più noto ed è anche sostenuto da società come l’IBM (http://www.ibm.com/linux), nell’altro caso si parla di software proprietario.
Il primo oltre a essere “liberamente scaricabile (copiabile) dalla rete” è rispettoso della libertà d’insegnamento lasciando libero il docente di scegliere le soluzioni più conformi alle esigenze didattiche senza costringerlo a cambiare software solo per assecondare mode e/o interessi privatistici. Educa alla cultura della legalità distinguendo il software che si può copiare liberamente (software libero) da quello la cui copia è vietata. (Da una indagine riportata nel “Il sole 24-ore” del 4 ottobre 2000, risulterebbe che il 56% delle aziende americane utilizzano anche software libero).
Per quanto riguarda il secondo (software proprietario) basti dire che, per la legge italiana, se un docente o uno studente lo copia, anche solo per eseguire delle esercitazioni didattiche, commette un reato punibile con l’arresto dai sei mesi ai tre anni di carcere.
Ebbene, Signor Ministro, il Piano delega di fatto questa scelta ai docenti-discenti “con scarse o nessuna competenza” tramite l'”autoformazione presso la propria abitazione (…) con attrezzatura personale”, o assume il sistema operativo già “presente nella scuola” anche nel caso dei docenti-discenti un po’ meno inesperti.
Al riguardo la circolare recita “Il sistema operativo del/dei server deve essere coerente con le opzioni espresse dal corsista in fase di iscrizione per consentirgli di operare su un sistema con caratteristiche più vicine possibile a quello presente nella sua scuola”.
Oltre alla perplessità circa il demandare questa scelta ai docenti in formazione con scarse competenze o assumere ciò che è già presente a scuola, sorge un’altra perplessità ancor più grave.
È noto, infatti, che nel mercato delle nuove tecnologie si è formato in questi anni un monopolio di fatto del sistema operativo identificato nel prodotto “Windows”, che il docente inesperto utilizza (a sua insaputa) nel proprio computer di casa confondendolo quasi sempre con altri programmi (word, ecc.) e magari credendo sia l’unico esistente nel mercato.
È altresì noto che, grazie a questo monopolio, le scuole fino ad ora hanno acquistato, al pari del docente inesperto, computer con il sistema operativo Windows preinstallato.
Delegare dunque la scelta al docente inesperto o assumere ciò che è già presente nella scuola significa farsi imporre le tecnologie da questo monopolio, rinunciando ad ogni autonomia.
Ebbene, Signor Ministro, la cosa non è di poco conto, perché in questo modo, nell’intreccio tra tecnologie e didattica si rinuncia alla propria libertà di scelta. Si rinuncia, perché con questi presupposti manca la possibilità di realizzare una didattica che sia al di sopra di questo o di quel marchio di fabbrica.
Significa, in ultima analisi, trasformare gli insegnanti in addestratori e propagandisti subordinando l’insegnamento agli interessi privati.
Ciò nonostante, riteniamo l’iniziativa del Ministero nel suo complesso positiva perché fissa alcuni obiettivi qualificanti, quando afferma che bisogna “cambiare modo di fare scuola e di saper utilizzare proficuamente le tecnologie nella didattica quotidiana”.
Quando afferma che i “materiali disponibili (…) devono essere fruibili dall’utente finale senza bisogno di prodotti specifici utilizzando strumenti liberamente reperibili in rete o messi a disposizione gratuitamente dai produtori”.
Facciamo presente che il sistema operativo Windows, ma più in generale tutto il software proprietario, non è né gratuito né liberamente reperibile in rete, contrariamente al software libero.
Signor Ministro, il Piano successivamente indica, a sostegno della sua realizzazione, anche alcuni materiali prodotti dal MIUR già consultabili in rete nei quali, a proposito del software open source e di Linux in particolare, si afferma “la natura libera e pluralista della scuola italiana avrebbe potuto essere culla ideale di questi Sw. Si potrebbe anche dire che -essendo gratuito il software open source- dovrebbe essere una scelta obbligata e non solo etica”.
E, più avanti, a proposito di StarOffice un prodotto della società Sun Microsystems (di cui esiste la versione libera) utilizzabile anche per la Patente Europea del Computer (ECDL), si afferma che il suo utilizzo a scuola “rappresenta un’occasione d’affrancamento dal mondo Microsoft o, quantomeno, di libertà di scelta e sensibilità filosofica”.
Inutile dire che siamo d’accordo con queste ultime affermazioni.
Pertanto, La preghiamo di mettere in atto tutte le iniziative di Sua competenza affinché le affermazioni a favore del software libero e/o gratuito, dallo stesso Ministero auspicate non siano soltanto dei buoni propositi con i quali coprire la “soggezione” della scuola italiana al monopolio Microsoft, ma siano l’inizio di un approccio moderno e libero all’intreccio tra nuove tecnologie e didattica e più in generale tra nuove tecnologie e società.
La Redazione di
Software libero nella scuola