Identificarsi per accedere ai video: per scongiurare le manifestazioni di violenza filmata, per individuare prontamente coloro che abusino delle piattaforme di sharing per dare voce a messaggi illegali, inadatti, sgraditi. Non dovessero bastare il controllo sociale della community e il nuovo sistema di filtraggio che YouTube ha in serbo per contenere le manifestazioni più crude della libertà di espressione, in Germania c’è chi chiede l’obbligo di identificazione ai cittadini della rete.
YouTube non è che l’esempio chiamato in causa dalla divisione giovanile dell’Unione Cristiano Democratica del lander del Nord Reno-Westfalia. Bande di giovani violenti si sfiderebbero online, diramerebbero messaggi di odio alimentando una violenza che si riverserebbe poi fuori dalla rete: la politica e la società non dovrebbero restare indifferenti, ammoniscono dalla Junge Union . Sarebbe il momento di prendere provvedimenti, si dovrebbe imporre ai portali di video sharing di rendere più difficoltoso l’accesso ai contenuti dell’odio.
Le proposte? I giovani del CDU le hanno esposte in una richiesta ai vertici del partito: sarebbe necessario imporre alle autorità di monitorare in maniera più intensiva questi spazi online, sarebbe necessario imporre delle misure deterrenti nei confronti di coloro che impugnano questi servizi per dare sfogo a questi episodi di “violenza mediatica”. Si dovrebbe vigilare su forum e blog, si dovrebbe invitare i gestori a monitorare i propri utenti e a rimuovere i contenuti inadatti sotto la minaccia di sanzioni. Le forze dell’ordine, raccomandano , dovrebbero “agire per impedire l’accesso” a contenuti inadatti. Si dovrebbe inoltre prevedere che le piattaforme di sharing erigano la barriera dell’identificazione : così come previsto da una legge recentemente entrata in vigore in Corea, tutti i cittadini della rete dovrebbero poter interagire con i servizi solo previa registrazione. L’utente dovrebbe fornire il proprio recapito e un codice personale che riconduca direttamente a lui, come il numero della carta d’identità o il codice fiscale.
Si tratta per ora di una semplice proposta, non è dato conoscere la reazione di YouTube. Il servizio di sharing ha opposto alla legge coreana il blocco della possibilità di pubblicare contenuti, una resistenza passiva che sta suscitando le ire delle autorità locali.
Ma la piattaforma della Grande G, che deve confrontarsi ora con investitori di peso, non rinuncia a rincorrere un’ immagine intergerrima . Lo fa ora con un sistema di filtraggio dei commenti annunciato contestualmente al rinnovamento delle linee guida per la community e presentato ora alla Federal Communication Commission statunitense nel quadro delle disposizioni del Child Safe Viewing Act . Non sarebbero infatti solo i video a turbare le menti più malleabili: anche i commenti che scaturiscono dalle clip potrebbero costituire un rischio.
Con il sistema di filtering, ora in fase di testing negli States, YouTube istituirebbe diversi strati di protezione in maniera da presentarsi ai propri utenti epurato dai commenti più controversi, privo di commenti, o zeppo di tutte le sortite postate dai netizen. Non è dato sapere se sarà YouTube o saranno i suoi utenti a operare il distinguo tra i contenuti adatti ai pubblici più sensibili e quelli inadatti.
Gaia Bottà