Etherpad è un po’ come se fosse tornato all’astronave madre. Figlio di AppJet, ovvero una startup creata da tre ex-googler, è l’anello di congiunzione tra quello che l’utenza di Google Wave si attendeva dal servizio e quello che non è stato fino ad ora: ovvero un meccanismo di reale condivisione e cooperazione su un documento di testo, in maniera chiara e intuitiva, senza complicazioni di tipo account, invito, beta, alpha . Ora l’intelligenza dietro Etherpad torna a Mountain View: e Wave si evolverà da pupa a crisalide.
L’accordo, i cui termini restano riservati ma che si vocifera sia costato a Google qualcosa come 10 milioni di dollari ( a fronte di un finanziamento iniziale di AppJet da parte di un fondo privato di venture capital di circa 700mila dollari), permetterà dunque ai tre sviluppatori/manager di Etherpad di (ri)confluire all’interno del rango di sviluppatori di Mountain View con un bel gruzzolo in tasca. Entro il prossimo marzo, Etherpad è destinato a sparire (con molte proteste degli utenti) per fare spazio a un Wave rinnovato.
Tra le caratteristiche più interessanti di Etherpad, la possibilità di creare un Pad pubblico: un documento condiviso da editare insieme ad altri utenti, a cui comunicarne l’esistenza anche solo grazie a una URL . Si pesca l’indirizzo nel browser in cui si sta lavorando e lo si gira via email, instant message, o dettandolo a chiunque: tutti possono collaborare a un Pad pubblico, e le loro modifiche vengono mostrate con colori differenti e in tempo reale all’interno dell’unica finestra, che prevede tra l’altro le funzioni grafiche base di un normale editor di testi.
Google Wave è stato proposto e indicato come possibile rimpiazzo di email, pacchetti di produttività (ovvero Office) e instant messenger tutto assieme, ma fino a ora non sembra essere stato all’altezza visti i molti mugugni dei suoi beta tester : Etherpad non farà altro che provvedere a una iniezione di tecnologia, intelligenza e visione nel servizio di Mountain View. Secondo i tempi indicati sul blog ufficiale dai suoi ex-proprietari, è auspicabile che entro la primavera il suo codice finisca combinato con quello di Wave: per allora, il servizio di BigG si dovrebbe insomma fare più efficace e intrigante.
Come detto, la notizia è stata confermata dagli stessi uomini AppJet sul proprio blog ufficiale: l’annuncio da solo è comunque costato una bella dose di nervosismo agli utenti Etherpad. Il servizio, infatti, prevedeva già varianti a pagamento: l’annuncio secco di una chiusura entro tre mesi non ha fatto felici né gli utenti amatoriali, che magari di Pad pubblici ne aprivano uno ogni tanto, né tanto meno quelli professionali che avevano iniziato a fare conto su Etherpad per gestire il proprio flusso di lavoro.
Le proteste hanno causato un curioso cambio di programma: in luogo della secca comunicazione sulla fine del servizio (e niente rimborsi per chi ha pagato in anticipo), ora da AppJet fanno sapere che Google ha intenzione di rilasciare con licenza open source il codice di Etherpad , e che fino a quando quest’ultimo non sarà disponibile il servizio rimarrà attivo e funzionante, e a costo zero. Ovvero, Etherpad rimarrà in un limbo fino a quando a Mountain View non avranno finito di appropriarsi di ogni singolo pezzo ritenuto interessante: a quel punto quel che resta sarà regalato alla comunità, nella speranza che nel frattempo Wave sia cresciuto abbastanza da tener testa a concorrenza vecchia e nuova.
Luca Annunziata