Sul piatto Facebook ha messo 19 miliardi di dollari, circa 14 miliardi di euro: è la cifra più alta mai pagata per una startup non quotata nella storia delle acquisizioni USA, e Whatsapp non ha potuto fare altro che capitolare. È un affare per Brian Acton e Jan Koum, i due fondatori, e per gli altri 50 dipendenti dell’azienda : miliardi di dollari finiranno nelle loro tasche, e almeno stando alle dichiarazioni attuali Mark Zuckerberg non intende cambiare una virgola del servizio di messaggistica più usato del pianeta. Whatsapp resterà quel che è, diventando una sussidiaria indipendente di Facebook, e arricchendo l’ecosistema del social network che già conta Instagram tra i gioielli della corona.
Il modo in cui si è giunti a questa sontuosa acquisizione è davvero particolare, secondo il racconto fornito dai CEO delle due aziende Zuckerberg e Koum: il primo ha invitato il secondo a cena lo scorso 9 febbraio e gli ha proposto per la prima volta l’affare. Qualche giorno per pensarci e per negoziare il prezzo, il lavoro di routine degli avvocati e contabili, il “sì” di Koum è arrivato la sera di San Valentino: questo matrimonio s’ha da fare. La firma dei documenti è avvenuta al volo in un porticato, senza neppure una scrivania: appoggiando i fogli su un muro. E poi tutto è stato annunciato al mondo: certo ha contato il rapporto di lunga data tra i due, che si conoscevano e si frequentavano da un pezzo, e a quanto dicono condividono anche una visione comune di un mondo futuro connesso e aperto (e, almeno per Koum e Acton, senza advertising ). Messe da parte le belle parole, con questa mossa Zuckerberg si assicura i circa 450 milioni di utenti attivi ogni mese sul network Whatsapp : un bel salto in avanti nel settore mobile, terreno nel quale Facebook si sta muovendo ma in cui ha necessità di recuperare il tempo perduto.
Nel post sul blog ufficiale di Whatsapp , Koum ha voluto precisare che i termini dell’accordo prevedono che la sua azienda resti un’entità indipendente nella galassia Facebook: lui stesso entrerà nel consiglio d’amministrazione della società controllante, ma il modello di business e le funzionalità di Whatsapp non dovrebbero venire alterati da questo annuncio . Questo significa che la messaggistica via app dovrebbe conservare lo stesso formato, lo stesso prezzo (1 dollaro l’anno, 0,89 euro), fare a meno di pubblicità e ogni altro orpello che influenzi negativamente l’usabilità del servizio. Un servizio che consegna miliardi di messaggi al giorno a milioni di utenti, di fatto soppiantando gli agonizzanti SMS , a un costo irrisorio: segno che l’ingegnerizzazione dell’infrastruttura è stata efficace.
Nell’ambito di questo accordo Facebook pagherà quindi 4 miliardi di dollari in contanti e 12 miliardi in azioni per entrare in possesso di Whatsapp. Sui dipendenti di quest’ultima, in totale poco più di 50 , pioveranno inoltre altri 3 miliardi di dollari in azioni Facebook sotto forma di bonus: un compenso sontuoso che andrà diviso (probabilmente non in parti uguali) e che trasformerà istantaneamente parecchie persone in milionari. L’accordo è un affare anche per Sequoia Capital , il fondo di capitali di ventura che ha finanziato Whatsapp: il guadagno stimato per loro è all’incirca 3 miliardi di dollari, quanto basta a coprire l’esborso e ripagare ampiamente il rischio preso.
Cosa ci guadagna Facebook da questo esborso? Ci guadagna un’enorme fetta di mercato nel campo della messaggistica in Europa e Sudamerica, visto che a parte il Nordamerica dove la messaggistica Facebook gode di una certa popolarità nel resto del mondo arranca dietro Whatsapp stessa, WeChat, KaKao, LINE e non solo (a ben guardare, chi probabilmente deve preoccuparsi di più di questo accordo è Snapchat ). Ancora, Whatsapp gode di una popolarità più che buona in fasce anagrafiche ( soprattutto i giovani ) tra le quali Facebook non è altrettanto fortunata. In più, non è impensabile che Facebook possa approfittare del rapporto esclusivo con Whatsapp per estendere agli utenti del servizio le sue analisi su gusti e interazioni, interconnettendo il proprio grafo sociale con quello di Whatsapp e integrando i dati e le informazioni raccolte nei propri database. Che si tratti di foto o altro, poco importa: quello che conta per Zuckerberg è ampliare il proprio network costantemente , arricchendolo di utenti e informazioni utili a sostenere la crescita aziendale.
In altre parole: in un futuro prossimo potrebbe diventare possibile scambiarsi messaggi tra Facebook e Whatsapp, così come non è improbabile che i numeri di telefono registrati da Whatsapp entrino in qualche modo nel novero delle informazioni inserite e gestite da Facebook nei propri profili. Si tratta ovviamente per ora di speculazioni, ma vale la pena tenere le antenne drizzate su questo versante: difficile che Facebook possa aver deciso di pagare l’equivalente di 42 dollari per utente Whatsapp senza aver in mente un modo per far fruttare questo investimento. E tutti i dati che transitano sul network Whatsapp, più la presenza costante di questa app sugli schermi e nelle abitudini dei suoi utenti , deve aver convinto Zuckerberg che il valore attribuito all’azienda che andava ad acquisire fosse più che giustificato. Neppure una settimana fa la giapponese Rakuten ha speso quasi un miliardo di dollari per accaparrassi Viber, a dimostrazione che la messaggistica mobile è vista da molti come un settore promettente e capace di offrire molte opportunità di crescita.
Tra tutti i numeri snocciolati, tuttavia, ce ne è uno che forse più di altri giustifica l’incredibile spesa di Zuckerberg: al contrario di altri concorrenti nel settore, Whatsapp ha speso praticamente zero per promuoversi, non ha tentato promozioni tramite articoli a mezzo stampa su di sè, non ha fatto niente di quanto fanno solitamente le startup della Silicon Valley. Le centinaia di milioni di utenti Whatsapp sono arrivati tutti tramite passaparola , segno che il servizio è ben realizzato, funziona, e il suo indice di gradimento è alto: certo la concorrenza ha in più sticker e altre forme di monetizzazione che potrebbero renderle più remunerative, ma Whatsapp per ora ha svolto con buona precisione i proprio compiti e faceva gola anche a Google proprio per questo. Se Facebook era in cerca di uno strumento per ampliare le capacità comunicative del proprio ecosistema non avrebbe potuto scegliere di meglio che Whatsapp: il tempo, più che le reazioni viscerali della Borsa, diranno se è stata la scelta migliore.
Luca Annunziata
fonte immagine: TechCrunch , The Next Web