Ormai le parole “intelligenza artificiale” e “ChatGPT” sono nella bocca di tutti, sin dal momento del lancio della soluzione firmata OpenAI avvenuto lo scorso novembre. Ora la corsa per offrire soluzioni adeguate al futuro è nel pieno, con Microsoft, Google e anche Amazon che, pur con tempistiche e priorità differenti, cercano di portare le IA nei loro prodotti e servizi, eventualmente costruendo i loro chatbot, come Google Bard o la vociferata alternativa privata firmata Microsoft. Al momento, però, sembra mancare un nome alla lista dei titani Big Tech attivi su questo fronte: Apple.
Da Cupertino non sembra uscire alcuna informazione in merito a chatbot, IA, algoritmi o sistemi avanzati. Del resto, è anche vero che dall’albero della Mela difficilmente cadono progetti poco maturi. Al contrario, la società di Tim Cook cerca di mantenere segreti i suoi piani – almeno i dettagli più importanti – fino al momento del lancio, lasciando trapelare poche informazioni. Questa linea vale anche per le IA o, in realtà, dietro le quinte Apple non sta preparando nulla?
Apple lavora sulle IA?
Rispondere a questa domanda è difficile proprio in virtù della carenza di dettagli condivisi dai tipster del settore, proprio perché dalla California non sta fuoriuscendo alcun dato concreto. Tuttavia, in fondo possiamo dare per scontato che l’azienda stia operando al fine di lanciare un’intelligenza artificiale che possa sfidare le alternative già esistenti, o un chatbot proprietario ancora più completo e performante.
Lo scorso febbraio, difatti, lo stesso Tim Cook ha affermato che l’intelligenza artificiale sarebbe stata un “obiettivo principale” per l’azienda, fornendo qualche esempio di utilizzo per migliorare l’esperienza d’uso di iPhone, Apple Watch, Mac e altri dispositivi proprietari. Con ogni probabilità, Apple sta effettivamente pianificando il suo ingresso nel mondo delle IA dietro le quinte, ponderando attentamente se valga la pena uscire prima con i vociferati prodotti di realtà virtuale e aumentata – già nella bocca dei fan da diversi anni – e se sia preferibile un approccio a partire da Siri, l’assistente vocale lanciato dodici anni fa su iPhone.
Quello che viene definito altrimenti “iBot”, in via assolutamente provvisoria, è indiscutibilmente essenziale in un’ottica di integrazione con l’hardware e software Apple. Già si immagina una fotocamera più potente nei prossimi iPhone grazie agli algoritmi e a soluzioni IA avanzate, come possiamo vedere nel caso degli smartphone Google Pixel o dell’app Samsung Galaxy Enhance-X. O ancora, strumenti di editing più potenti su Mac e iPad, per non parlare della vociferata IA per Apple Watch da sfruttare come coach per la salute, gestendo dieta, sonno e allenamenti al fine di rimanere sempre in forma.
Problemi di assunzione
Il vero problema sembra trovarsi proprio dietro le quinte: sembra che la rapidità con cui il settore IA sta evolvendo e approdando in più servizi e dispositivi abbia colto di sorpresa il gigante americano, il quale ora si trova sprovvisto di specialisti IA, con esperienza nei modelli di linguaggio e nell’apprendimento automatico. Come se non bastasse, il direttore del Deep Learning in Apple, Ian Goodfellow, ha lasciato l’azienda nel 2022, e la società ha persino perso il capo della sezione Cloud Computing, Micheal Abbott.
Al contempo, non sembrano esserci annunci di lavoro a sufficienza per riempire i buchi che andrebbero colmati prima di procedere con qualsiasi operazione correlata all’intelligenza artificiale. Se non altro, nella pagina dedicata alle opportunità di lavoro in Apple nel settore dell’apprendimento automatico e delle IA vengono citati ambiti lavorativi come “ingegneria del linguaggio naturale, modellazione del linguaggio, progettazione di software per la sintesi vocale, progettazione di speech framework, data science e ricerca”. Non è chiaro se quindi si tratti di una mera interpretazione errata degli intenti della società da parte degli analisti del mercato, o se Apple si trovi effettivamente in difficoltà con la determinazione di un piano per lo sviluppo di un’IA generativa proprietaria.
In altri termini, negli ultimi sei mesi sembra che la Mela abbia voluto evitare la corsa guidata da ChatGPT, ergo da OpenAI, e supportata dalla partner Microsoft. A Redmond, dunque, per un po’ di tempo potranno guadagnare terreno sul diretto rivale e scommettere sempre più fiches sull’IA, traendone profitti notevoli finché possibile.
Una logica differente
D’altro canto, però, Apple potrebbe perseguire l’IA generativa solo dopo avere rimosso il focus su altri progetti, in primis gli headset VR/AR/XR presumibilmente in arrivo nel corso dell’estate 2023. L’attenzione della società potrebbe spostarsi sull’intelligenza artificiale proprio in concomitanza con il rilascio di tale hardware, con il quale magari integrare soluzioni IA ad hoc al fine di lanciarsi nel metaverso con strumenti d’ottima fattura.
La storia di Apple parla chiaro e da anni mostra l’approccio differente alle nuove tecnologie: l’innovazione arriverà anche in ritardo rispetto ai concorrenti, ma quando arriva rivoluziona il segmento di appartenenza, dimostrandosi solida, ben funzionante e capace di superare le aspettative di chiunque.
Pertanto, forse al momento la logica differente dell’azienda potrebbe essere il fattore cruciale che determinerà il successo dell’IA generativa proprietaria, sempre se effettivamente arriverà sul mercato.