Venerdì scorso sulle pagine del giornale canadese La Presse è esploso un caso di “perquisizione molesta” strettamente correlato alla pirateria da sala cinematografica. In pratica, la signora Berthiaume ha deciso di denunciare la catena di cinema Guzzo per aver subito all’entrata del Méga-Plex du Marché Centralla , di Montreal, la perquisizione della sua borsetta.
Gli operatori della sicurezza, nel rispetto di un nuovo regolamento aziendale, negli ultimi tempi procedono ad un controllo a campione delle borse per individuare telecamere potenzialmente utilizzabili per riprese abusive in sala.
Berthiaume ha chiesto un risarcimento di 60 mila dollari canadesi per i danni fisici e morali subiti. La Corte del Québec ha richiesto tempo per valutare attentamente il caso e decidere se concedere un processo.
Il caso è certamente emblematico, soprattutto perché, come hanno sottolineato gli stessi gestori Guzzo, il Canada vanta il record delle “registrazioni” illegali nelle sale. I file di questi film poi di solito vanno a finire nei circuiti P2P – con grande dispiacere delle major.
Michael Geist, elemento di spicco dell’ intellighenzia web canadese, ha spiegato sul suo blog che il fatto è piuttosto interessante soprattutto se si considera la nuova legge canadese anti-videoregistrazione ( C-59 ). Una normativa che vieta questo genere di attività nelle sale, ma che comunque non consente ai proprietari delle stesse di perquisire i clienti prima dell’entrata.
Geist è stato fin dalla prima ora uno dei più intransigenti critici della legge C-59. Non tanto per l’impianto complessivo o alcuni dettagli, ma semplicemente perché – a suo parere – è il frutto delle pressioni della lobby statunitense del cinema. Un affronto intollerabile per un canadese insomma, dopo le dispute sulla sovranità di numerose zone Artiche.
Dario d’Elia