Dopo oltre sei mesi di lavoro, gli ingegneri della NASA sono riusciti a ripristinare il funzionamento di SHERLOC, uno degli strumenti di Perseverance, montato alla fine del braccio robotico. Il rover può quindi continuare la sua missione di astrobiologo che prevede la ricerca di tracce di vita passate sul Pianeta Rosso.
SHERLOC ritorna operativo
SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics and Chemicals) permette di cercare composti organici e minerali nelle rocce, utilizzando due fotocamere (WATSON e Autofocus and Context Imager) e uno spettrometro laser. Gli ingegneri hanno scoperto il 6 gennaio che una cover protettiva dello spettrometro e della fotocamera Autofocus and Context Imager (ACI) era rimasta bloccata in una posizione che impediva la raccolta dei dati.
Il team della NASA ha individuato il problema nel malfunzionamento del piccolo motore che muove la cover e cambia la messa a fuoco dello spettrometro e della fotocamera. Per trovare una soluzione sono stati eseguiti test su una replica dello strumento al NASA Jet Propulsion Laboratory (JPL).
Dopo aver provato a riscaldare il motore attraverso la rotazione dello strumento SHERLOC, l’oscillazione del meccanismo per eliminare eventuali detriti e l’azionamento del trapano a percussione, il copriobiettivo si è aperto di oltre 180 gradi, consentendo l’uso della fotocamera e dello spettrometro. Mancava però la possibilità di mettere a fuoco le rocce da analizzare.
Sfruttando il target di calibrazione è stata determinata la distanza minima dalla roccia che permette immagini alla migliore risoluzione e dati spettroscopici più affidabili. La distanza minima del braccio robotico è stata fissata a 40 millimetri.
Perseverance ha quasi completato la quarta campagna scientifica. Ora si trova nella zona denominata Margin Unit lungo i confini del cratere Jezero, dove potrebbero esserci depositi di carbonati e olivina. Il rover ha finora raccolto 24 campioni (21 di roccia, due di regolite e uno di atmosfera).