Milano – Hanno 19 e 20 anni, nazionalità romena, pescavano denaro da conti corrente tendendo un’esca con colori rassicuranti delle pagine di Poste Italiane. Hanno patteggiato la loro condanna e sconteranno tre anni e un mese di reclusione.
I due giovani phisher erano parte di un’organizzazione che operava tra l’Est europeo e l’Italia: erano stati indagati nel quadro dell’ operazione Phish & Chip , coordinata dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano e da una squadra di Polizia Giudiziaria che si occupa di reati informatici. 26 gli indagati , due le gang che erano state individuate nel corso dell’indagine, accomunate dal modus operandi : entrambe riempivano le caselle email di cittadini italiani con messaggi truffaldini, entrambe chiedevano loro di seguire dei link e compilare dei form con i propri dati, entrambe mascheravano la truffa spacciandosi per il servizio di assistenza di Poste Italiane .
Una volta guadagnato l’accesso ai conti online con le credenziali fornite dagli utenti truffati, travasavano il denaro ottenuto su carte di debito e, per non dare nell’occhio, monetizzavano presso i casinò acquistando fiches per il massimo valore consentito. Complice l’ingenuità dei correntisti, le due bande erano riuscite in breve tempo a movimentare decine di migliaia di euro: ammonta a 70mila euro la stima del denaro sottratto indebitamente solo nei primi mesi di operatività delle gang.
Gli investigatori, coordinati dal Sostituto Procuratore di Milano Francesco Cajani, avevano individuato e ricostruito le ramificazioni delle due organizzazioni analizzando i movimenti di denaro e le tracce che i truffatori avevano lasciato in rete: così erano state rintracciate 26 persone fra cittadini italiani e cittadini romeni, così erano emersi i sospetti riguardo ai ruoli che ciascuno ricopriva nell’organizzazione.
Nel quadro del primo processo italiano celebrato per decidere la sorte dei sospettati del reato di associazione a delinquere finalizzata ad una truffa informatica condotta a mezzo phishing , il giudice per le indagini preliminari Piero Gamacchio aveva già accolto la richiesta di patteggiamento del capo di una delle due organizzazioni e altri membri della seconda banda erano stati condannati con rito abbreviato.
Al cracker che tirava le fila della prima associazione a delinquere era stata comminata una pena di 37 mesi di carcere ed era stato condannato a risarcire una somma di denaro a parziale compensazione degli utenti a cui aveva prosciugato i conti.
La stessa pena dovranno scontare i due giovani phisher arrestati a Craiova nei mesi scorsi, in collaborazione con la brigata de combattere a criminalitätii organizate romena. I due giovani si occupavano di gestire il versante online della truffa : studenti universitari di informatica, erano stati assoldati dai vertici di una delle due organizzazione per la loro perizia. Uno dei due aveva partecipato alle olimpiadi dell’informatica in Romania ed era stato reclutato nel momento in cui la gang aveva messo le mani sulle credenziali di accesso di un conto corrente sul quale erano depositati 100mila euro.
Li attendono 37 mesi di prigione. Nel frattempo, tramite i loro genitori hanno risarcito di 10mila euro i correntisti truffati e hanno redatto una lettera di scuse indirizzata alle forze di polizia italiane e romene.
Gaia Bottà