Il caso è chiuso , le autorità di Londra hanno modificato correttamente il testo della legge nazionale sulle intercettazioni. La Commissione Europea ha così fatto cadere le accuse contro il governo britannico, ora in regola con la direttiva comunitaria per la protezione dei dati personali e la privacy sulle nuove reti di comunicazione elettronica.
L’agguerrito ultimatum era stato lanciato dalle autorità del Vecchio Continente dopo il pericoloso silenzio calato sul caso Phorm, la società che aveva proceduto al monitoraggio del traffico Internet degli utenti del provider British Telecom , senza che venisse richiesto loro alcun tipo di autorizzazione.
Nessuna modifica legislativa era però stata implementata alla fine del 2010, nessuna risposta offerta alla Commissione d’Europa sulle pratiche illecite legate al cosiddetto behavioral advertising . La revisione del Regulation of Investigatory Powers Act (RIPA) ha ora soddisfatto i criteri dettati da Bruxelles, con la previsione di sanzioni fino a 10mila sterline anche per quelle intercettazioni avvenute non in maniera intenzionale .
Toccherà ora ai responsabili dell’ Interception of Communications Commissioner (ICC) il compito di raccogliere tutte le lamentele sulle eventuali attività di monitoraggio delle comunicazioni web, in collaborazione con le autorità nazionali e in particolare dell’ Information Commissioner’s Office (ICO).
Le autorità britanniche eviteranno dunque il deferimento alla Corte di Giustizia d’Europa, avendo ormai costituito l’authority indipendente per la supervisione delle intercettazioni in Rete . Così come richiesto esplicitamente dalle direttive europee 2002/58/CE e 95/46/CE .
Mauro Vecchio