Quest’oggi vediamo più da vicino le specifiche EPP 2.0, testando a fondo per l’occasione i nuovi moduli Corsair TW3X4G1600C9DHXNV, appartenenti alla serie XMS3 DHX. Caratterizzate da una frequenza operativa di 1600 MHz con CAS 9-9-9-24 @ 1,8V, i due banchi DDR3 di Corsair hanno una capacità complessiva di 4GB (2GB per ciascuno).
Il PCB è sormontato da un dissipatore in alluminio denominato DHX (Dual-path Heat Xchange), soluzione di raffreddamento proprietaria di Corsair. Il DHX infatti garantisce lo smaltimento del calore in due modi. Il primo tramite il classico contatto dei chip di memoria direttamente con la parte dissipante in alluminio, che si sviluppa poi nel consueto sistema alettato. Il secondo invece, basato su delle piste terminanti in placche di rame, appositamente progettate e stampate direttamente sul banco di memoria, al fine di veicolare meglio il calore interno verso l’esterno.
Esteticamente le Corsair XMS3 DHX risultano leggermente più alte della media, proprio per il sistema di raffreddamento di cui abbiamo appena parlato, che le ricopre interamente, nascondendo alla vista il PCB.
I chip montati sono di manifattura Samsung e sono disposti egualmente su entrambi i lati del PCB, per un totale di sedici. Il funzionamento è consigliato fino alla soglia di 1,95V oltre la quale non è sicuro salire troppo a causa delle alte temperature sprigionate dai suddetti chip. L’EPP (Enhanced Performance Profiles) è uno standard creato per impostare automaticamente, su chipset NVIDIA, tutti i parametri riguardanti le RAM senza dover intervenire manualmente in tediosi settaggi, aiutando di fatto ad ottenere le massime prestazioni con il minimo sforzo da parte dell’utente.
Con l’EPP 2.0, evoluzione del precedente standard, è adesso possibile il supporto anche alle più recenti DDR3.
A differenza del classico standard JEDEC SPD (Serial Presence Detect), che riempiva solo i primi 98 byte della EEPROM da 256 byte installata sui moduli RAM, lasciando il resto inutilizzato, l’EPP usa anche i byte da 99 a 127 per inserirvi dati aggiuntivi. Vediamo quindi come le specifiche EPP non rimpiazzino le SPD, ma semplicemente si limitano ad estenderle.
Per funzionare però, l’EPP 2.0 ha bisogno di essere supportato anche dal BIOS della motherboard su cui andremo a montare i moduli conformi a questo standard. Il BIOS, infatti, si occuperà di andare a cercare nella frazione normalmente libera dello SPD, quelle informazioni in più fornite dall’EPP 2.0. Una volta trovate, sarà appunto la motherboard stessa a bilanciare il moltiplicatore del processore, il voltaggio e l’FSB per andare incontro alle specifiche native del banco di RAM che avremo installato. Inoltre l’EPP 2.0 porta anche la novità, rispetto alla revisione precedente, di poter overclockare automaticamente il processore di una percentuale predeterminata dall’utente, in modo da raggiungere la frequenza desiderata per le RAM.
L’EPP, o EPP 2.0 nel caso delle DDR3, è supportato dai soli chipset NVIDIA, che lo inserisce nei requisiti dello standard SLI-Ready Memory, logo che certifica ogni modulo EPP funzionante senza problemi sui chipset del Green Team. Per testare i moduli Corsair TW3X4G1600C9DHXNV, abbiamo scelto un approccio inconsueto rispetto alle volte scorse. Vedremo infatti due configurazioni differenti per valutare i benefici dello standard EPP 2.0. Una è basata su chipset NVIDIA 790i, che riconosce appieno questo standard, l’altra invece su X48, che non lo supporta.
CPU | Intel Core 2 Duo E8500 C0 |
Motherboard 1 | Zotac 790i Supreme |
Motherboard 2 | Foxconn Blackops X48 |
RAM | Corsair XMS3 DHX 1600 |
VGA | Zotac 9800GX2 |
Driver | 163.67 + 174.74 |
HDD | Western Digital WD5000AAKS |
S.O. | Windows XP SP 2 + Windows Vista SP1 |
I benchmark utilizzati sono stati:
Everest 4.50.1330 : per valutare gli aspetti specifici della memoria come larghezza di banda e latenza, oltre che per avere dei valori di riferimento per effettuare una comparativa tra le varie impostazioni.
Super PI 1.5 : sia per testarne la stabilità che per studiare il comportamento della RAM abbinata al chipset della motherboard ed al processore. I test a 1M sfruttano in gran parte la CPU mentre, man mano che si sale, fino ad arrivare ad 8M, il parametro fondamentale passa alla cache a successivamente al bus di sistema nel trasferimento di dati in memoria.
7Zip 4.57 : impegna la CPU e l’FSB al fine di ottenere le massime prestazioni, quindi a maggiore potenza di questi tre componenti si riscontreranno migliori valori restituiti.
La suite completa dei 3DMark è utilizzata per fornire uno sguardo d’insieme sulla stabilità del sistema e su come i componenti interagiscono tra loro.
3DMark 2001 sfrutta particolarmente la frequenza di funzionamento della CPU e l’efficienza del chipset, con una percentuale di miglioramento anche in base alla frequenza di funzionamento della RAM.
3DMark 2003 utilizza totalmente l’acceleratore grafico, maggiore è il numero di GPU migliori saranno le sue performance.
3DMark 2005 è il primo test che utilizza sia il comparto grafico sia la potenza della CPU, non sfrutta le capacità multi-thread ma solo la pura frequenza di funzionamento del processore. Una configurazione in doppia VGA, permette di ottenere dei discreti margini di miglioramento.
3DMark 2006 trae beneficio dall’utilizzo delle CPU multi-core, ma è fondamentale anche la VGA per ottenere un buon risultato. Nella valutazione effettuata da questo test, il numero di VGA e di processori, assieme alla loro frequenza di funzionamento, influiscono sul punteggio finale.
3DMark Vantage è l’unico test compatibile DirectX10, il suo punteggio è dato sulla base del modello e del numero di GPU utilizzate, supporta l’ottimizzazione multi-core e una parte dei test viene impiegata per i calcoli d’ accelerazione della fisica. Per prima cosa utilizziamo il consueto Everest per quantificare le prestazioni in lettura, scrittura e copia dei dati nella memoria.
Nel test sotto riportato, abbiamo provato a variare la velocità del bus di sistema a 333, 400 e 450 MHz, rapportando i risultati trovati a 1T con quelli a 2T. Nell’impostazione a 333 MHz è stato settato un PL5 CAS 6-5-5-15; in quella a 400 MHz, PL7 CAS 7-7-7-20; infine a 450 MHz, PL7 CAS 8-8-8-24. Ogni test è stato fatto con Command Rate 1T e poi ripetuto a 2T.
Possiamo ben vedere come tra 1T e 2T le differenze siano praticamente irrisorie, i risultati sono pressoché identici fatta eccezione per valori leggermente migliori in lettura su 1T, tuttavia con un margine troppo basso per essere indice di un vantaggio prestazionale concreto.
Anche le latenze rimangono fondamentalmente inalterate nel passaggio tra 1T e 2T.
Nel complesso i valori registrati sono nella norma, con latenze a 1800 MHz nell’ordine dei 52,7ns a 1T, con un buon margine rispetto ai valori di default a 1600MHz.
Proviamo quindi a trovare eventuali differenze al variare delle impostazioni CAS, tra 7-7-7-20 e 8-8-8-24. Vediamo di seguito come un timing più aggressivo porti a degli evidenti vantaggi in lettura ma con un margine non eguagliato dal risultato in scrittura, con addirittura un inversione del trend per quanto riguarda la copia dei dati. Tuttavia questo non pregiudica il risultato positivo in termini prestazionali che si può ottenere con timing più spinti. Il beneficio in lettura è di fatto innegabile e quello in scrittura, seppur minimo, è comunque presente; per la perdita di performance in copia, è talmente esigua da poter essere tranquillamente ignorata.
È giunto il momento di provare a spingere queste RAM al limite, cercando la massima frequenza stabile che riescono a raggiungere. Per ottenere questi risultati impostiamo prima un voltaggio pari a 1,8V (in rosso), poi 1,9V (in giallo) e infine a 2,0V (in verde).
Ci accorgiamo subito che l’aumento del voltaggio garantisce, con i timing più spinti, un buon margine di salita aggiuntivo, segno che la maggior alimentazione fornita è in grado di dare una spinta in più alle frequenze più basse. Quando arriviamo sulla soglia dei 1800 MHz però, con CAS 8-8-8-24, l’aumento del voltaggio non ha più l’effetto di spinta che aveva in precedenza, facendo segnare solo un leggero incremento tra un valore e l’altro. La massima frequenza raggiunta è stata di 1890 MHz a CAS 9-9-9-24 e 2,0V d’alimentazione, oltre tale valore, non proprio eccelso, i banchi cominciano a non essere più stabili per via del calore generato dai chip Samsung sui quali sono basati. Passiamo a vedere come si comportano le RAM su un chipset a loro più congeniale, per via delle specifiche EPP 2.0, come l’nForce 790i. Ricordiamo che in questi test abbiamo abilitato i valori P1&P2 per garantire stabilità in overclock.
Ma cerchiamo di analizzare per prima cosa le differenze rispetto a X48.
Salta subito all’occhio come in lettura i risultati siano molto più elevati rispetto alla controparte Intel, con valori decisamente più alti a tutte le frequenze. In scrittura invece si nota un lieve calo, anche se non interessante dal punto di vista delle prestazioni. Per quanto riguarda i dati in copia invece, la tendenza si inverte, con un margine identico, ma in negativo, a quello riscontrato in lettura. In pratica a fronte di un sensibile vantaggio in lettura, si nota un uguale perdita di prestazioni in copia, di certo meno influente sulle performance pure dei moduli in test, ma comunque presente e degna di nota.
Anche le latenze in questo raffronto trovano notevole vantaggio dalla presenza del 790i. Passiamo dai 65,9 ai 59,2ns a 333MHz, dai 59,2 a 55,2ns a 400MHz, concludendo con un guadagno inferiore sui 450MHz, che passano da 53,5 ai 52ns, segno che si è raggiunto ormai il limite per le RAM Corsair.
Tra CAS 7 e CAS 8 vediamo come la perdita che si aveva nei confronti del chipset Intel nella scrittura e in copia, viene ampiamente ribaltata settando il FSB a 450MHz, con risultati davvero buoni in tutti i frangenti. Specie con CAS 7 e 450MHz, i valori in questa prova in overclock sono molto soddisfacenti, ben oltre quello che ci si poteva aspettare dai risultati che avevamo ottenuto su piattaforma X48, segno che l’EPP 2.0 garantisce una stabilità ed un margine di salita più ampio sulla soluzione NVIDIA.
Per quanto riguarda le frequenze massime raggiungibili dalle RAM, la situazione è quasi totalmente identica a quanto già visto sulla X48, con una perdita di una decina di MHz con la maggior parte delle impostazioni provate. Solo a CAS 8-8-8-24 assistiamo ad un ribaltamento in cui il 790i guadagna leggermente sul rivale ad ogni voltaggio che è stato impostato. Anche qui però il margine è minimo e possiamo concludere che le RAM si comportano quasi allo stesso modo sia sulla soluzione Intel che su quella NVIDIA, con un leggero margine di vantaggio su X48, ma pressoché ininfluente a fini prestazionali. Addentriamoci nel confronto tra le due piattaforme, X48 e 790i, utilizzando il software SuperPI in modalità 1M, 2M, 4M e 8M.
Ancora una volta assistiamo ad un ribaltamento delle prestazioni, questa volta a favore di Intel, che vince di misura con tutte le impostazioni. C’è da dire che questi risultati altalenanti tra le due piattaforme sono normali, essendo basate su funzionamenti piuttosto diversi, che le rendono difficilmente comparabili nella maggior parte dei test. È quindi lecito aspettarsi queste oscillazioni una volta a favore dell’uno, una volta dell’altro, dato che mettono in luce nelle varie situazioni quelli che sono i punti forti così come le debolezze di ciascun chipset.
Passando a 7zip, assistiamo all’ennesimo cambiamento di trend. Qui infatti è il 790i a farla da padrone: sebbene non riesca a spuntarla sul rivale a 400MHz, passando a 450MHz fa registrare valori più alti di X48, balzando di nuovo al comando.
Come ultimo test eseguiamo l’intera suite dei 3DMark, dallo 01 al Vantage, e seguiamone l’andamento.
Anche stavolta i risultati non sono concordi nell’affermare un vincitore univoco. Se nello 01 e nel recente Vantage, è Intel che vede punteggi maggiori sui test, negli altri bench della suite il 790i riesce a imporsi sul rivale.
Vista le differenti caratteristiche di funzionamento dei due chipset è quindi difficile stabilire quale si comporti meglio con queste RAM che sono state prese in esame. Se il 790i garantisce migliori prestazioni per quanto riguarda la gestione pura e semplice della memoria, quando si vanno ad includere gli altri sottosistemi del PC, la sfida entra nel vivo e si assiste ad un saliscendi continuo dei due candidati, con Intel che vanta un maggior numero di vittorie sul concorrente NVIDIA. Sebbene non sia facile stabilire su quale chipset si abbinino meglio le Corsair XMS3 DHX, di sicuro l’EPP 2.0 porta i suoi vantaggi in termini di facilità di overclock su chipset 790i.
C’è da considerare, nella comparativa tra i due chipset, che le rispettive soluzioni di Intel ed NVIDIA hanno funzionamenti piuttosto differenti che rendono difficile un raffronto preciso. Il problema principale per ciò che riguarda le memorie è dovuto dal fatto che l’X48 è dotato di moltiplicatori fissi, mentre il 790i ha bisogno di agganciare determinate frequenze per raggiungere una configurazione stabile. Ecco perché spesso e volentieri ad un determinato valore su chipset Intel non corrisponde un risultato simile su 790i.
Il vantaggio innegabile sulla soluzione NVIDIA è dato dall’EPP 2.0. Se sulla motherboard Intel c’è bisogno di impostare attentamente i paramenti delle memorie nel bios per ottenere prestazioni in overclock, con il supporto dell’EPP 2.0 invece non ce n’è bisogno, dato che tutte i valori vengono settati automaticamente.
Anche se i tanto osannati Micron mantengono ancora la palma di leader indiscussi del settore overclock spinto, i chip Samsung di cui sono dotate le Corsair XMS3 DHX, hanno mostrato buone capacità velocistiche per appartenere ad una fascia, quella dei 1600 MHz, non al top per chi ricerca prestazioni estreme.
Fermo restando che siamo di fronte ad un ottimo prodotto per chi cerca potenzialità di overclock a livello medio-alto, le Corsair XMS3 DHX dovrebbero però riuscire a soddisfare anche le più ottimistiche speranze dell’utente prosumer che cerca il massimo delle prestazioni dal proprio PC, solo chi è a caccia di score quindi dovrebbe valutarne più attentamente l’acquisto.
Queste RAM sono in vendita a circa 156€, prezzo interessante viste le capacità che hanno dimostrato nei test e la qualità delle soluzioni impiegate.
Si ringrazia Corsair per il sample fornitoci per la prova.
a cura di Federico Piccirilli e Marco Regidore
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