Treviso – Sono 80 soci in tutta Italia, sono membri del Club Bit di Unindustria e da poco più di un anno sono i motori della onlus Informatici Senza Frontiere , la cui attività ha ora raggiunto il carcere trevigiano di Santa Bona grazie anche alla collaborazione del Centro Territoriale Permanente che si occupa della formazione scolastica all’interno del carcere.
Lo annuncia la stessa onlus che spiega come, con l’appoggio degli educatori dell’Amministrazione Penitenziaria, dalla fine dello scorso anno si è iniziata la riorganizzazione informatica delle due biblioteche , una per ciascuna sezione del carcere, e si è dato vita a qualche intervento di sistemazione dei computer utilizzati dagli insegnanti del Centro Territoriale per le loro attività.
“In particolare – spiega la onlus – un volontario dell’associazione Informatici Senza Frontiere ha prestato per mesi il proprio lavoro e la propria esperienza per ricatalogare i circa 3mila libri delle biblioteche, dall’etichettatura di ogni singolo volume alla sistemazione del database in Access. È stato, inoltre, installato un gruppo di continuità per computer nella biblioteca del Penale, mentre quella del Giudiziario è stata dotata sia di un pc, sia di un gruppo di continuità, nonché della necessaria formazione all’utilizzo del database dell’addetto al servizio”.
Si tratta di una iniziativa autofinanziata dalla onlus che entro fine anno dovrebbe concludersi con il completamento della catalogazione. Si sta già peraltro progettando un programma di formazione dei detenuti , finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro, per il quale l’utilizzo dell’informatica è un requisito fondamentale.
“Informatici Senza Frontiere, che ha anche donato un pc a un giovane uscito dal carcere minorile trevigiano – conclude la nota – è impegnata con la realizzazione di altri progetti di informatizzazione in Congo, in Uganda, in Kenya, alla Casa dell’Ospitalità di Mestre per persone senza fissa dimora e altri ancora che hanno bisogno di finanziatori e di persone convinte che anche un computer possa migliorare la qualità della vita di persone e di comunità”.