Il settore dei servizi web basati sulle mappe sta vivendo un periodo di grande fermento: ne sono la dimostrazione lampante l’espansione di Virtual Earth , servizio offerto da Microsoft e i sempre maggiori accessi registrati dal progetto OpenStreetMap . Inoltre, uno dei padroni indiscussi del settore appare essere sempre di più Google, che ha da poco allargato gli orizzonti rotanti di Street View in Olanda, Regno Unito e Italia: sono 14 le nuove città del belpaese aggiunte al servizio, esteso anche nei dintorni delle zone già coperte in precedenza. Come al solito, però, non mancano polemiche relative ad un servizio ritenuto da molti come troppo invasivo ed irrispettoso della privacy.
Nelle scorse ore Google ha annunciato l’ampliamento delle zone coperte da Street View in Italia, spaziando da nord a sud. Nelle scorse ore, soprattutto sulla twittosfera si sono moltiplicate le segnalazioni di avvistamenti relativi alle Googlecar a spasso per lo stivale. Come risultato delle scorribande, Google ha aggiunto le immagini a 360 gradi di ben 14 città, esattamente Udine, Genova, Torino, Parma, Bologna, Arezzo, Livorno, Perugia, Bari, L’Aquila, Napoli e la Costiera Amalfitana, Reggio Calabria, Catania e Cagliari. Inoltre sono state ampliate le zone già coperte, ovvero Roma, Firenze, Milano e la zona circostante al Lago di Como.
Per verificare la disponibilità delle immagini rotanti su una determinata zona, basterà dare un’occhiata a Pegman, l’omino situato vicino ai comandi di zoom integrati in Google Maps: se l’omino sarà giallo, la zona interessata è stata battuta a ferro, cam e fuoco da Google, mentre, se Pegman risulterà sbiadito, saranno disponibili all’utente le sole immagini satellitari. Comunque, l’Italia non rappresenta l’unico paese cui è stato aggiunto il servizio nelle ultime ore: BigG ha inviato i suoi autisti anche sulle strade di Olanda e Regno Unito .
Com’era previsto e com’è ormai noto ai lettori di Punto Informatico , ogni espansione relativa ad uno dei servizi più discussi di Google viene puntualmente seguita da ferventi polemiche in materia di privacy : l’ultima release in tal senso non differisce dalle precedenti. Nonostante l’ Information Commissioner’s Office ( ICO ), l’autorità britannica preposta a vagliare i casi di violazione della privacy, abbia dato il benestare a Google ritenendo sufficiente il suo (poco efficace) effetto di sfocatura su volti e targhe, sono bastate poche ore a mobilitare Simon Davies, membro di Privacy International : ha dichiarato di voler intraprendere una battaglia legale contro la decisione dell’ICO poiché, ha dichiarato, “c’è bisogno di tracciare una linea di confine utile a far prendere al cittadino una decisione consapevole, quella di consentire o meno che immagini che lo ritraggono finiscano su un sistema simile”.
Di rimando, l’authority britannica ha risposto di ritenere ancora sufficienti le precauzioni prese da Google, il cui chiaro intento sarebbe quello di fotografare le strade piuttosto che i passanti. Allo stesso modo sarebbero adeguati i sistemi messi a disposizione da Google a cui gli utenti possono rivolgersi per chiedere la rimozione delle immagini. In tal senso, l’opinione della commissione britannica è molto simile a quella del giudice chiamato a decidere sull’ormai celebre battaglia mediatica dei coniugi Boring , divenuti famosi per aver citato in giudizio Google accusandolo di violazione della privacy e di aver svalutato con le immagini rubate il prezzo di mercato della loro abitazione. Come ricorderanno i lettori di Punto Informatico di recente una corte statunitense ha dato torto alla coppia che aveva preferito arrivare in tribunale piuttosto che chiudere la faccenda con una semplice segnalazione. La motivazione è quantomai semplice: il vero danno è stato creato dall’hype mediatico creato dagli stessi signori Boring intorno alla vicenda. Sarebbe stato molto più semplice ed indolore chiedere la rimozione.
Secondo molti, quella della privacy starebbe diventando una sorta di isteria collettiva: nonostante siano in molti a considerarla un valore inequivocabile, l’opinione di molti altri è che una foto su Street View non può nuocere, anzi. Non di rado i conducenti delle Googlecar hanno trovato folle di curiosi appostate e frementi in attesa di essere immortalati dal passaggio dell’auto, per poter poi dire “hey, eccomi, sono su Google!”. Dall’introduzione del potente occhio rotante sono stati creati numerosi siti web che raccolgono e catalogano tutte le situazioni più interessanti e ironiche riprese dall’impunito obbiettivo. Di certo i casi andrebbero valutati di volta in volta: oltre alle leggi in materia, il buon senso suggerirebbe di non fotografare qualsiasi persona vicino a luoghi che possano identificarne lo stato di salute (una clinica, ad esempio), oppure l’orientamento sessuale, politico o religioso.
Comunque Google non è il solo ad aver aumentato le potenzialità del proprio sistema: anche Microsoft ha consolidato il proprio Virtual Earth che, spinto dal nuovo plug-in Silverlight 3 , offre ora la possibilità di aggiungere immagini ed informazioni commerciali a chiunque gestisca un’attività commerciale presente in una zona della mappa. In risposta a chiunque azzardasse una relazione di competitività in termine di servizi tra Microsoft e Google, Redmond ha chiarito che il proprio Virtual Earth è una piattaforma votata più al marketing che all’informazione geografica. Le nuove feature sarebbero un chiaro esempio di questo imprinting.
A riprova del fatto che il settore dei servizi basato sulle mappe stia vivendo un momento scandito da una brulicante attività, giungono anche gli ottimi risultati di OpenStreetMap , servizio dedito alla creazione di mappe in perfetta sintonia con una mentalità votata all’open source. Il gruppo di appassionati che ruota intorno al progetto ha appena annunciato di aver superato il traguardo dei 100mila utenti registrati.
Vincenzo Gentile