Diego Piacentini, Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, intende far compiere un importante passo avanti ai processi di digitalizzazione della PA passando non tanto per processi, non tanto per imposizioni dall’alto, quanto attraverso uno sguardo d’intesa che tutti gli stakeholder dovrebbero aver interesse a scambiarsi. E si tratta di un’intesa fissata all’interno della cosiddetta “Carta dei principi tecnologici del procurement“, ossia un documento aperto finalizzato a generare un clima favorevole al miglior incontro tra domanda e offerta in un contesto nel quale la domanda non ha spesso gli strumenti utili per giudicare ciò che sta per acquisire.
Lo svolgimento delle procedure di acquisto richiede una significativa quantità di tempo, competenze e risorse che spesso la PA non ha; di conseguenza l’acquisto di prodotti e servizi digitali fatica a tenere il passo con l’evoluzione delle soluzioni tecnologiche.
Laddove non arriva la legge, vi arrivi una stretta di mano. Laddove non vi arrivano le normative, vi arrivi il buon senso. Laddove non arriva lo Stato, vi arrivi un accordo di reciproca intesa tra i privati. Laddove non arriva la formalità delle carte, insomma, vi arrivi un accordo tra gentlemen che fissi regole del gioco e principi universalmente riconoscibili.
Secondo Diego Piacentini occorre fare un passo avanti ed abbracciare un nuovo approccio: “l’adozione di una carta di principi tecnologici per il procurement, concordati e accettati con i fornitori stessi, che definisca la relazione tra fornitori di tecnologia e pubbliche amministrazioni“. Questo accordo potrebbe essere incluso all’interno dei capitolati di gara per l’acquisizione di servizi tecnologici e ciò andrebbe a bypassare tutta quella serie di mancanze a cui troppo difficilmente le normative possono dar risposta.
“La trasformazione digitale non avviene per legge“, insomma: servono più che altro principi di comportamento, principi etici e “gentlemen’s agreement”. Serve un’autoregolamentazione. Serve un contesto strutturato in grado di favorire la mutua comprensione e le migliori dinamiche di dialogo. A questo si appella Piacentini, e chiede per questo la spontanea e volontaria collaborazione da parte degli interessati. Il testo è disponibile sulla piattaforma Docs Italia e tutti sono invitati a partecipare:
L’invito non è solamente rivolto ai fornitori privati ma anche alle numerose in-house centrali e regionali, a Consip e a tutte le stazioni di appalto pubbliche.
La semplificazione dei servizi della Pubblica Amministrazione passa dai rapporti con i fornitori di tecnologia. Ecco una proposta di principi che mettono al centro innovazione, buon senso ed etica, da affiancare a norme e regolamentihttps://t.co/zvuaEzDPCv
— Diego Piacentini (@diegopia) September 4, 2018
Carta dei principi tecnologici del procurement
La Carta stabilisce anzitutto i criteri minimi per lo sviluppo di servizi digitali per la PA:
- soddisfino le esigenze degli utenti/cittadini;
- siano facilmente manutenibili;
- siano capaci di evolvere in base alle esigenze dei cittadini e al progresso tecnologico;
- siano indipendenti da singole componenti architetturali di terze parti;
- diminuiscano le situazioni di dipendenza da un ristretto numero di fornitori (lock-in).
Seguono 16 punti all’interno dei quali sono esplicitati i principi tecnologici del procurement:
- partire dalle esigenze degli utenti;
- sviluppare i servizi in maniera agile;
- sviluppare servizi e tecnologie accessibili per tutti;
- pubblicare il codice sorgente con licenze Open Source;
- utilizzare standard aperti per garantire l’interoperabilità delle tecnologie;
- utilizzare risorse e servizi del Cloud della PA;
- proteggere i dati e rendere sicuri i servizi;
- garantire la privacy dei cittadini;
- condividere e riutilizzare dati e tecnologie;
- valutare il debito tecnologico ed integrare le nuove tecnologie;
- aumentare la qualità e il riuso degli Open Data;
- ridisegnare e automatizzare i processi;
- stabilire i livelli di servizio utilizzando indicatori oggettivi e misurabili;
- individuare le giuste competenze necessarie;
- recensire l’operato dei fornitori;
- pubblicare i documenti di postmortem per migliorare qualità e trasparenza;
Per ognuno di questi punti è già stato predisposto un testo standard, dal quale partire per stimolare il dibattito sul tema.
La suggestione di Piacentini è destinata a raccogliere pareri discordanti sulla base della polarizzante dicotomia di giudizio che già permea attorno al lavoro del Team per la Trasformazione Digitale. Da una parte può essere apprezzato il cambio di paradigma suggerito, un modo per cercare la soluzione senza affidarsi a procedure che in passato si son dimostrate fallimentari; dall’altra emergeranno i dubbi di quanti in questa bozza di accordo potranno vedere una non-soluzione che procrastina il problema senza risolverlo alla radice.
Ma tutto ciò avviene nel contesto di un sistema complesso come quello della PA ed è inerente ad un aspetto delicato come quello del procurement: serve coraggio d’azione e una visione chiara, nonché la necessità di dimostrare nel tempo che i risultati stanno arrivando. La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, aspetto cruciale per il sistema paese, passa necessariamente anche da qui. Ed un accordo tra gentiluomini sarebbe in ogni caso un importante punto di partenza.