Che lo si chiami “Piano cashless“, che lo si chiami “cashback di Stato” o che lo si riconduca all’ennesimo “Bonus 300 euro“, il succo rimane lo stesso e l’obiettivo resta al centro del piano di Governo. Giuseppe Conte, in occasione della Festa Nazionale dell’Unità di Modena, ha confermato in toto le prospettive enunciate nei mesi estivi, ma la messa in pratica sembra essere ancora gravata da alcuni non certo irrilevanti passaggi tecnici. La palla è in mano ora in particolare al Ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri, il quale dovrà tirare le somme entro il prossimo trimestre per rendere realtà quel che il premier ha vaticinato fin dal suo esordio con il Conte-bis.
Piano Cashless: 300 euro di bonus
Il Piano Cashless ha un obiettivo chiaro: far emergere l’economia sommersa abbattendo l’evasione fiscale e consentendo così allo Stato di poter contare su maggiori proventi. Riuscire in questa impresa sarebbe un traguardo che hanno inseguito più o meno esplicitamente tutti i Governi degli ultimi decenni, ma gli strumenti digitali di oggi possono regalare un passo più celere in questa direzione.
Secondo quanto rivelato dal Corriere della Sera, il Presidente del Consiglio avrebbe già mosso anche alcuni passi concreti per la buona riuscita di questo piano:
Il presidente del Consiglio avrebbe chiesto agli operatori di settore — da Nexi a Sia, da Mastercard a Visa fino alle startup hitech — un nuovo impulso all’adeguamento tecnologico. Per far dialogare il sistema dei pagamenti con le amministrazioni dello Stato serve però un passo decisivo: cioè la rendicontazione delle transazioni attraverso sia la piattaforma PagoPa sia quelle bancarie ed il trasferimento delle informazioni all’Agenzia delle Entrate.
Parlando di “startup hitech”, anzitutto, si chiarisce come non saranno coinvolte nell’iniziativa soltanto le carte di credito, ma anche tutto quel fronte Fintech che oggi opera nel mondo dei pagamenti digitali (es. Satispay). Per poter mettere a punto il tutto servirà però anche il semaforo verde del Garante Privacy e della Corte dei Conti, poiché l’operazione va vidimata sia dal punto di vista delle tutele personali che nella logica dei conti economici dello Stato.
Il Cashback sarebbe proporzionale all’ammontare di spesa registrato, ma sarebbe legato anche ad alcuni paletti quale il quantitativo di operazioni registrate (così da incentivare l’uso degli strumenti elettronici anche sui piccole cifre). Altro problema da risolvere sarà il dialogo con gli esercenti, spesso restii all’adozione degli strumenti digitali in virtù di trattenute troppo alte per poter essere considerate un utile strumento di lavoro e di gestione del denaro. Su questo fronte potrebbe essere attivato un credito d’imposta sulle commissioni, così da rendere più sostenibile la partecipazione a questo tipo di piano. Il tutto sarebbe inoltre accompagnato dall’abbassamento del limite dei pagamenti in contati fino a 999 euro, così da stringere drasticamente il nodo attorno alle vie attraverso cui fluisce il “cash” non tracciabile.
Il Governo conta di giungere a qualche punto fermo entro l’autunno, così da poter partire entro dicembre e rendere così il cashback di Stato pienamente attivo a partire dal 2021.