Vittorio Colao torna per certi versi sul proprio stesso campo nel momento in cui il piano della sua task force per il rilancio economico del paese va ad innestarsi su consigli per un impegno diretto dello Stato nella promozione di Banda Larga e 5G. Sono molti i critici ad aver definito per certi versi banale il piano Colao, per la forte ridondanza rispetto ad elementi già ripetuti più volte in passato nei piani programmatici del Paese. Allo stesso tempo è innegabile che le urgenze di ieri restano le urgenze di oggi, che i problemi fossero stati identificati molto bene mentre le risposte siano sempre tardate ad arrivare.
Banda Larga e 5G: tasselli fondamentali
Sul fronte della connettività il problema è ancor più evidente perché dopo decenni ci si ritrova al punto di partenza a predicare contro il digital divide e ad auspicare un impegno più incisivo per la copertura di tutto il territorio e non solo delle aree metropolitane. Paradossalmente proprio l’isolamento sociale dovuto all’emergenza sanitaria ha messo in luce questa discrasia più di ogni argomentazione usata in passato: nel momento in cui l’Italia è tornata nelle case per lavorare e studiare da remoto, si è reso oltremodo evidente il fatto che la connettività mancasse, che semplici videochiamate fossero complesse e che il digital divide (toh!) sia davvero un problema.
La task forse ha così suddiviso i propri consigli su un doppio fronte: per la banda larga si consigliano interventi mirati per la posa della fibra laddove i precedenti piani di investimento non sono arrivati; per il 5G si consiglia di buttare al macero le eccessive cautele per procedere con la logica su di un piano di sostenibilità economica degli investimenti.
Per la Banca Larga
- creare un piano nazionale di sviluppo fibra, definendo un’ambizione elevata di massimizzazione in tempi rapidi degli accessi in fibra FTTH per famiglie, imprese, e PA;
- in coerenza con le linee guida DGConnect e DGCompetition, rivedere gli impegni di copertura per le aree C/D, e integrare nell’approccio già in essere per le «Aree Bianche» tutte le aree ancora senza impegni cogenti di copertura;
- sempre in coerenza con le linee guida DGConnect e DGCompetition, lanciare gare per la realizzazione della copertura FTTH nelle aree c.d. «B Grigie», per le quali: selezionare un fornitore unico impegnato a offrire accesso non-discriminatorio a uguali condizioni tecnico-operative per tutti gli operatori interessati; prevedere interventi per offrire un contributo parziale ai costi di realizzazione che il fornitore unico neutrale dovrà sostenere; sanzionare in caso di mancata realizzazione dei piani;
- come già in essere per le c.d. «Aree Bianche», prevedere per una quota parte di utenze «sparse» vincoli di copertura a velocità inferiore, e compatibili con soluzioni FWA, 5G e/o satellitari.
A tutto ciò si aggiungono consigli relativi alla cablatura di strutture sanitarie e scolastiche. Citofonare OpenFiber, verrebbe da dire.
Laddove il problema non è il cablaggio ma le disponibilità economiche, sia lo Stato ad intervenire con un “sussidio digital divide” purché la connettività arrivi e innesti quei processi di riallineamento culturale di cui le nuove generazioni non possono fare a meno, pena il restare tagliati fuori da opportunità fondamentali per il proprio futuro.
Per il 5G
Gli alti costi delle frequenze in Italia sono ulteriormente aggravati da una normativa specifica italiana sulle emissioni radiomagnetiche. Tale normativa impone limiti (pari a 20Volt/metro e 6Volt/metro nelle zone ad alta presenza umana) molto più restrittivi di quelli in vigore nella maggior parte degli altri paesi Europei, a loro volta molto al di sotto dei limiti di nocività ipotizzati. Poiché il 5G si basa su frequenze più elevate (che si propagano a minor distanza) il mantenimento degli attuali limiti implica che una completa copertura 5G richiederà un numero molto più elevato di stazioni radio di quello attualmente in uso per 3/4G, con implicazioni di costo e ambientali estremamente sfavorevoli e un lento sviluppo del servizio
Seguono consigli specifici relativi ai limiti che consiglia la task force, evidenziando uno studio sufficientemente approfondito che mette in campo la questione tecnica per arrivare direttamente al punto.
- Linee guida ICNIRP1: 61 V/m
- Francia, Germania, Regno Unito, Spagna: 61 V/m
- Grecia: 47 V/m
- Belgio: 31 V/m
- Italia: 20 V/m
Insomma: si rimuovano timori infondati, ci si allinei a standard internazionali e si favorisca così l’investimento per il 5G in Italia semplicemente rimuovendo le resistenze normative fin qui poste in essere.